L’articolo che segue, a cura di Lucio Fero, sembra anche seguire un filo logico pero’ a nostro parere manca un trascurabilissimo dettaglio.
Provassero veramente a fare una cosa del genere, state sicuri che il Nord si ribellerebbe sul serio e la gente scenderebbe in piazza. E poi non scherziamo, ma avete idea di quanti investimenti tedeschi ci sono al Nord in certe aree? La Germania uno scenario del genere non lo prenderebbe nemmeno in considerazione.
Comunque ecco di seguito l’articolo, giusto per farsi un’idea di come potrebbero funzionare gli eventi: non succede, ma se succede…Che succede davvero al “cittadino”, non a Bankitalia, Bce, Governo e Mercati vari se l’euro si spezza e torna la lira? Non succede ma se succede la prima cosetta fastidiosa per il nostro comun cittadino è che il lunedì successivo, il cambio di moneta avviene di sabato e senza annunci preventivi, la sua tesserina bancomat gli dice che più di centomila, mettiamo centomila nuove lire, non può prelevare. E i vecchi euro che aveva sul conto?
Quelli proprio no, quelli non li preleva più. Allora il cittadino sbuffa, impreca, lascia la postazione bancomat ed entra in banca con cipiglio. Fila allo sportello che ingrossa, per prelevare in contanti magari tramite vecchio libretto degli assegni. Stessa musica: più di tanto non può prelevare, magari cinquecentomila nuove lire, ma non più di cinquecentomila. Almeno così, almeno per i primi giorni, fino a che la situazione non si “assesta”. E gli euro che il cittadino aveva a casa? Può cambiarli se vuole in nuove lire. E se il cittadino è scaltro, di euro in contanti ne aveva tanti e invece di cambiarli in nuove lire li vuole portate all’estero? Sorpresa alla dogana: esportare euro più di tanto non si può…fino a che la situazione non si “assesta”. Un fastidio, una grana, un grosso fastidio ma prima o poi la situazione si “assesta”.E vediamola assestata la situazione: la vecchia lira è tornata ma svalutata, più o meno del 50 per cento: è questa la stima, è questo il prezzo da pagare per uscire dall’euro spezzato.
Dunque, vediamo: le vecchie lire valevano 1936 ogni euro. La nuova lira svalutata vale circa quattromila per ogni euro. Sono tornati i vecchi stipendi, finalmente quattro milioni di lire e non duemila euro. Però prima duemila euro erano all’incirca 3.800 dollari. Adesso quattro milioni di nuove lire valgono 1.900 dollari. E che sarà mai? Smetteremo di fare shopping a New York, un grosso fastidio, ma andremo a far compere e viaggi da un’altra parte. Però in dollari ci dobbiamo comprare il petrolio e cioè la benzina. E anche il gas che i russi si fanno pagare in dollari o vecchi euro. Lo stipendio da duemila euro comprava merci per 3.800 dollari, lo stipendio da quattro milioni di nuove lire compra merci per 1.900 dollari. Fa niente, insomma niente: andremo a pannelli solari e grano e riso e mangimi e mucche li coltiveremo in casa, peccato per il caffè e la cioccolata. Mangeremo carne una volta a settimana o anche meno, farà bene alla salute e al posto del caffè un surrogato? Questa nella storia italiana si è già sentita.
Però siamo un popolo di grandi risparmi e chi ha risparmiato potrà più o meno sereno aspettare che la situazione si “assesti”. I cinquanta, cento, duecentomila, un milione di euro che avevate in banca, in titoli, obbligazioni, polizze, fondi di investimento? Stanno sempre là ma si sono trasformati: non sono più euro ma nuove lire. Nominalmente valgono centinaia di milioni, di fatto decine. Bella botta, questa non ve l’aspettavate, no, il cittadino non se l’aspettava. Pensava il conto lo pagassero le banche. Banche che, anche volendo, prima ancora che a pagare dovrebbero pensare a sopravvivere perchè tutti prelevano e nessuno lascia nelle loro casse. Almeno fino a che la situazione non si “assesta”.
Però siamo un popolo scaltro e avveduto: la nostra ricchezza l’abbiamo messa nel mattone, altro che soldi, abbiamo la casa e talvolta le case. Le affitteremo, le venderemo se necessario: la nostra ricchezza immobiliare non sarà svalutata. Affittate e vendute a chi? In fondo, alla fine del giro, affittate e vendute a chi, come tutti, ha visto i suoi euro trasformati e dimezzati in nuove lire. Quindi i vecchi prezzi in euro non li pagherà più, non potrà più pagarli e anche la ricchezza immobiliare sarà svalutata.
Poi ci sarebbe la questioncella dei tassi di interesse da pagare a chi ci presta i soldi per il nostro debito pubblico, cioè per pagare stipendi, pensioni, strade, scuole, ospedali…Ma facciamo finta che questo non riguardi direttamente e immediatamente il cittadino, le nuove tasse arriveranno quando la situazione si “assesta”. Non succede, ma se succede non ci sarà neanche il tempo e la voglia di ricordarsi quanto erano, diciamo ingenui, quelli che…alle brutte usciamo dall’euro e poi si vede.
Post scriptum: a quelli che dicono che con moneta svalutata venderemo, anzi inonderemo con le nostre merci i paesi a valuta e moneta “forte” va consigliata una lettura degli elementi minimi dell’economia, dove c’è scritto che se un paese svaluta l’altro innalza dazi commerciali pari ad almeno due terzi della svalutazione subita. Non succede, ma se succede che smettiamo di essere europei con l’euro, allora succede che dovremmo lavorare e produrre come asiatici o curarci e andare in pensione come africani.
Ripreso da Blitzquotidiano.it