Anche l’economia della Cina potrebbe rallentare nei prossimi anni

Dopo avere visto la prima parte delle osservazioni prese da intermarketandmore e riguardanti i motivi per cui l’economia cinese in futuro sarà sempre piu’ rilevante, vediamo ora in questa seconda parte dell’articolo quali sono i rischi insiti nell’economia cinese e che potrebbero provocare un serio crash nei prossimi anni.

Debolezze della CINA

Se poi vogliamo considerare anche alcune magagne dei cinesi ed errori già fatti, o che stanno commettendo, l’elenco è piuttosto lungo.Bisogna comunque dire che normalmente i cinesi, dai governanti agli imprenditori, sono disponibili a fare ammenda e a non perseverare oltre misura.
Il governo poi, pur armato di buone intenzioni verso i cittadini, se sbaglia i calcoli sul futuro, spesso cambia leggi a favore o sfavore senza tanti complimenti e dibattiti. Al massimo giustifica con argomentazioni razionali ciò che è economicamente non sostenibile per lo stato.Ad esempio, fino l’anno scorso i cinesi avrebbero potuto andare in pensione a 60 anni. Siccome però con il 2011 avrebbero dovuto ottenere il trattamento pensionistico i primi che circa 20 anni fa hanno cominciato a versare contributi negli appositi fondi, gestiti dallo stato ovviamente e che avrebbero comportato pensioni non da vera e propria fame, come finora, ha da subito elevato a 65 anni questo limite. I sessantenni sono rimasti fregati di brutto senza tante storie.

La spiegazione fondamentale è stata che la Cina altro non faceva che adeguarsi agli standard internazionali e che se si fosse troppo staccata da questi ne andava della sua competitività nel mercato internazionale. Insomma un bel scalino pensionistico di 5 anni in Cina non si nega a nessuno.Di esempi di questo tipo ce ne sono spesso. Ii cinesi al riguardo brontolano non poco ma sono anche ben abituati ad accettare queste vessazioni, anche perché non si può fare altrimenti e poi avanti a rimboccarsi le maniche.
Ci sono comunque alcune caratteristiche e punti di debolezza dei cinesi e della loro economia che non rendono del tutto tranquillo il futuro di questo straordinario paese.

Le libertà in Cina

In questo momento in Cina si constata che, a parte le molto localizzate proteste quotidiane dei cinesi, che reclamano qua e là più soldi soprattutto, di sommosse gravi e generalizzate, che mettono in discussione il potere non ce ne sono. L’isolamento culturale a cui sono sottoposti i cinesi, attraverso un rigido controllo dei media e dell’informazione, non lascia che intuire alla stragrande maggioranza di questo popolo che si potrebbe vivere in un mondo diverso, anche se molto più incasinato. In merito è difficile dire se ciò sarebbe un bene per la Cina. I dirigenti cinesi sono convinti che la Cina abbia bisogno della propria unità, per poter diventare la nazione numero 1. Per assicurare ciò vi è in Cina il più stretto controllo della mobilità e attività delle persone, specie straniere, che si possa immaginare. Il sistema ti segue a ogni passo e in ogni attività. Un attivista straniero clandestino non ha alcuna possibilità di nascondersi e o di fare qualcosa. Qui o si viene a lavorare o è meglio starne fuori. I turisti in questi discorsi non c’entrano ovviamente, Anche perché, tanto per cambiare, questi portano il lavoro e i soldi che ai cinesi piacciono tantissimo.

Qui ci si deve porre una semplice domanda: Ma la Cina avrebbe potuto avere un tale imponente, rapido e incredibile sviluppo economico con un sistema democratico, diciamo pure così, come quelli in occidente? Certamente no. Quindi, come volgiamo giudicare la dirigenza cinese? La risposta è libera.

Il risparmio privato cinese

I cinesi sono grandi risparmiatori ma un po’ troppo. Le generazioni vecchie ma anche quelle al disotto della mezza età non sono abituate a spendere per beni di cui se ne può fare a meno. L’attitudine virtuosa al risparmio li ha resi refrattari alle sollecitazioni del consumismo.Diverso il discorso per i giovani. Non sarà quindi facile aumentare i consumi interni per ordine del governo e questo renderà lungo il processo che ha visto noi occidentali, americani ampiamente in testa su tutti, diventare tanto bravi nel ruolo di consumatori, spesso di cose poco utili, se non del tutto inutili o dannose per un sano progredire civile delle nostre società.Questo farà sì che il sistema industriale cinese dovrà per molti anni ancora contare sull’aumento dell’export per assicurare il proprio sviluppo. Ricordo che il valore dell’export cinese è pari al 34% circa del proprio PIL ed è in costante notevole aumento annuo, molto più del proprio del PIL. Per chi non lo sapesse il PIL cinese è cresciuto nel 2010 del 11% circa, mentre l’export del 35%. Incredibile ma è così.

Quanto questo sia presagio di ulteriori sventure per l’economia reale del nostro occidente non ci vuole molto a immaginarlo.

Però dovrebbe essere altrettanto chiaro che così non si può andare avanti. Ma ve lo immaginate un mondo dove gli occidentali stanno a cercare di capire cosa loro succede o a giocare al casinò della finanza globalizzata, mentre i cinesi lavorano a più non posso per accumulare crediti verso debitori sempre più insolventi?Qualcosa non quadra e prima o poi dovrà concretizzarsi quanto i governanti cinesi veramente temono, ovvero che la crisi a cavallo del 2008-2009 si ripresenti ancora una volta ma ben più acuta e questa volta senza la valvola di sfogo che ha consentito alla Cina di superare il momento senza tanti danni alla propria economia, anzi per il momento uscendone più forte di prima.

La bolla immobiliare cinese

L’immobiliare poi in Cina è a dir poco in enorme iperbolla da tempo. Le città fantasma e gli enormi quartieri e grattacieli vuoti, di cui ormai si sa anche in occidente ma senza comprenderne la dimensione, si contano ovunque, al punto che si può tranquillamente dire che in Cina ci sono almeno 2-3 anni di fabbisogno di case già costruito che per di più non possono trovare un compratore perché troppo care per le tasche di un normale salariato. Non basta, l’industria edilizia è talmente imponente che non è possibile fermarla come si dovrebbe perché creerebbe un calo dei livelli occupazionali elevatissimo.
Che fare? Il dibattito in Cina sull’argomento è vivacissimo. Si arriva a dire che, anche se tutti sanno qual è la situazione, è bene che le banche continuino a sostenere questo settore, per evitare questa temuta/certa caduta dell’occupazione e soprattutto dei prezzi degli immobili già costruiti. Un’alternativa sarebbe il dover addirittura svalutare (sic!) il RMB/CNY per aumentare ancora l’export, che rimarrebbe l’unica ancora di salvezza per la crescita economica della Cina.Se poi facciamo un’analisi anche della situazione del normale deperimento degli immobili in Cina, si può dire che proprio in questo sta uno dei veri punti deboli del sistema. La qualità, nel senso di robustezza/durata delle finiture è talmente di basso livello che, unita alla scarsa cura che i cinesi hanno anche dei propri beni, si può prevedere che, dopo 30 anni al massimo, tutto ciò che viene oggi costruito sarà da rifare. A dire il vero già oggi è così. Gli immobili di 30 anni fa sono tutti da demolire, tranne le poche eccezioni. Lo stesso sarà per quelli che man mano vengono e verranno costruiti.

La situazione dell’occupazione in Cina

Nonostante l’esercito degli aspiranti nuovi operai sia ancora imponente, specie nelle province povere dell’interno e tale da far pensare che questa disponibilità enorme, pari ad alcune centinaia di milioni, manterrà bassi i salari di questa categoria ancora per molto tempo, in parecchie aree sviluppate sta accadendo un fenomeno prima mai visto in Cina. La manodopera operaia scarseggia nelle città importanti e nelle province più sviluppate. Reperire operai è diventato più difficile, rispetto non molto tempo fa. I giovani che hanno studiato non vogliono fare l’operaio a basso salario ma ambiscono a qualcosa di più. La logica conseguenza, in un paese dove tutti mercanteggiano, è la rapida crescita del costo del lavoro, fenomeno che sta facendo lievitare i prezzi dei prodotti in alcune aree in modo significativo e che sta preoccupando gli esportatori che si vedono ridotti i loro usuali margini. Quando in Cina partono certi fenomeni la velocità aumenta sempre più. Per ottenere miglioramenti salariali i cinesi cambiano lavoro ad ogni occasione. Andando avanti così in pochi anni la supercompetitività del sistema industriale cinese rischia forte ma, come già si parla, al momento giusto il governo cinese non si farà problemi ad attuare una bella svalutazione del RMB.

Già, dalle loro parti si ritiene che ci vuole una valuta debole per progredire economicamente e poi i dirigenti cinesi sanno che in occidente, a parte alcuni brontolamenti, non avranno opposizioni sufficientemente attrezzate per contrastarli.

(Nota personale: UNA ULTERIORE SVALUTAZIONE?… secondo me gli USA farebbero qualcosa di piu’ di qualche brontolamento..)

Anzi sanno che di loro alleati in occidente ce n’è un bel numero e molto potenti. Basta che a questi sia garantita la continuazione della festa al casinò della finanza e che la Cina continui a comprare la nostra carta sempre più straccia.

Conclusioni

La Cina vista così dovrebbe essere fonte di forti preoccupazioni per noi occidentali. Invece a tutto si pensa fuorché a capire quale potentissimo competitor economico abbiamo davanti.
Insomma un bel casino da governare, che si contrappone e si affianca al casinò della finanza occidentale.
Per il momento aspettiamo la deflagrante esplosione di tutte le contraddizioni e squilibri dell’attuale economia globalizzate, in costante incremento. Ma si potrebbe fare qualcosa?
La ricetta che potrebbe andare bene a tutti non esiste. Gli interessi dell’economia reale e della finanza sono sempre più in antagonismo ormai.

Ad ogni modo:

• finchè i cinesi, ovvero i governanti cinesi, sono disposti ad accettare carta in cambio di beni reali, sottoponendo i lavoratori cinesi a ritmi di lavoro forsennati, da noi definiti massacranti,

• finchè gli stampatori di carta o meglio di clic sui terminali delle istituzioni finanziarie occidentali riescono a convincere gli altri che per ancora un po’ si può andare avanti così o che altrimenti sarebbe peggio, si resta in attesa di cosa succederà da un certo momento in poi. Momento che nessuno sa ancora quando ci sarà ma che sarà un brutto risveglio per tantissimi, tranne quelli che ci hanno portato a questa situazione che cascheranno in piedi, come sempre.

Da GAOLIN su intermarketandmore.finanza.com