La crescita dell’occupazione e la ripartenza economica puo’ avvenire solo nel comparto delle piccole e medie imprese. Soluzione purtroppo tutt’altro che semplice viste le difficoltà economiche e finanziarie delle PMI nel tunnel della recessione e della stretta creditizia a cui si sommano le rigidità aggiuntive create dalla riforma Fornero proprio sul fronte dei contratti per i nuovi lavoratori.
Se da un lato cominciano a spuntare buoni esempi di coinvolgimento dei lavoratori nelle vicende degli imprenditori -e se ne vedranno arrivare ancora- dall’altro ci si potrebbe lamentare della scarsa capacità di innovare e creare percorsi virtuosi per portare lavoro e soprattutto competenze all’interno delle piccole imprese. Idee poche e nessuna regia dalle istituzioni.
Proprio per questi motivi ritengo meriti una segnalazione il progetto di BacktoWork, una startup recentemente adottata dal gruppo 24 Ore, di cui si comincia a sentire e vedere messaggi pubblicitari.
L’idea di BacktoWork, nata dalla mente di Carlo Bassi (non a caso un imprenditore attivo nel segmento del turnaround) è relativamente semplice ma proprio per questo valida: fare incontrare piccole imprese in cerca di competenze manageriali e capitali di piccola dimensione, con un bacino crescente di manager estromessi a vario titolo dalla grande impresa ma in cerca di una nuova dimensione lavorativa, magari nella piccola impresa ma spesso con un ruolo da socio-imprenditore. BacktoWork oggi è la piazza virtuale d’incontro tra queste due realtà che hanno bisogno una dell’altra.
La cosa importante è che dal lato dell’offerta i manager che si sono già iscritti all’iniziativa di Carlo Bassi portano in dotazione già ora capitali per oltre 70 milioni di euro, una cifra significativa che forse supera anche la disponibilità complessiva del sistema offerto dai business angels italiani ma soprattutto una cifra che faciliterà la domanda per adesso un po’ timida da parte degli imprenditori che non sapevano di potere contare su una risorsa di questo genere . Capitali che a colpi di 100.000 o 200.000 euro possono entrare in piccole imprese insieme alle competenze del nuovo manager-socio disinnescando quel terribile circolo vizioso che vede le piccole imprese strette nella morsa del credito per mancanza di finanza e impossibilitate a crescere o ristrutturarsi in assenza di interventi professionali esterni.
L’idea di BacktoWork è destinata a crescere rapidamente e in modo equilibrato, soprattutto se -com’è nell’intenzione dei promotori- il meccanismo di incontro tra domanda delle piccole imprese e offerta dei manager piccoli-investitori sarà assistito da processi di garanzia qualitativa e da supporti informatici che rafforzino il flusso di selezione, di presentazione e di incontro fra piccoli imprenditori e manager.
In passato mi sono speso per fare capire come la ristrutturazione delle PMI sia determinante e non possa essere solo il frutto della decisione finanziaria delle banche. Proprio il bacino dei manager usciti dai processi di downsizing delle grandi imprese è oggi una grande potenziale risorsa per il proccesso di ristrutturazione e rilancio della piccola impresa, che deve crescere di dimensione -ma non può farlo senza capitali- che deve cambiare livello di competitività, ma può farlo solo acquisendo un knowhow, il quale oggi può essere difficilmente pagato sia con uno stipendio fisso che come consulenza esterna. L’idea di un manager che mette in gioco la propria liquidazione per costruirsi un nuovo futuro e rischiare da imprenditore è opportuna e tempestiva in questa difficile fase del sistema economico. Ancora meglio sarebbe se Stato e Regioni si accorgessero che questo nuovo mercato va incoraggiato e incentivato in modo intelligente utilizzando i fondi a disposizione solo per operazioni che hanno già una base qualitativa di partenza.
Lascio a chi è interessato la curiosità di scoprire come funziona BacktoWork, sono certo che non mancheranno occasioni per tornare sull’argomento e altrettanto certo che l’idea di Bassi sarà copiata e probabilmente spunteranno altri concorrenti. Non sarà un male comunque perché maggiore sarà il numero di queste operazioni di ‘fusione calda’ tra imprenditori, competenze e piccoli capitali e più velocemente avremo un tessuto di PMI ingrado di competere, di ripartire e di sovvertire un declino a cui non vogliamo arrenderci.