Unicredit e Intesa SanPaolo henno dato vita ad un progetto in comune gestito dal fondo USA KKR e con la consulenza di Alvarez & Marsal per un fondo dedicato ai crediti deteriorati. I 4 hanno firmato una lettera d’intenti per realizzare una “soluzione innovativa che ottimizzi le performance e massimizzi il valore di un portafoglio di crediti in ristrutturazione, attraverso la gestione attiva degli asset e l’apporto di nuove risorse finanziare”.
Il progetto non è quello della classica e più conosciuta bad bank, in cui vengono staccate e parcheggiate le sofferenze per ripulire il bilancio della banca o di molte banche (come è stato fatto con SAREB in Spagna).
L’idea di Intesa e Unicredit è di fare intervenire specialisti della ristrutturazione per gestire situazioni d imprese in grave difficoltà (un esempio fresco per tutte è Sorgenia) in cui le banche hanno crediti importanti, ma con l’obiettivo di recuperare tutto o quasi attraverso una gestione diretta.
Una gestione che è difficilmente alla portata del personale delle due banche e che richiede molto spesso iniezione di capitali freschi e di managers di valore. I capitali non sono così ampiamente disponibili alle banche, invece lo sono per maxi-fondi come quello statunitense (vedi riquadro), i managers validi gli specialisti della ristrutturazione è meglio che non siano nominati dalle banche (ricordate il caso Peluso di Fonsai-Ligresti?). E qui può intervenire A&M, società specializzata nelle ristrutturazioni attraverso consulenza e una squadra di manager specializzati.
Quindi nel fondo con KKR non andranno le sofferenze dei privati o delle piccole imprese, non servirà a vendere appartamenti e capannoni. A KKR e A&M interessano grandi imprese, grandi operazioni, grandi opportunità di ri-valorizzare situazioni che oggi sono al confine del fallimento e della distruzione. Il tipico caso di guadagno potenziale elevatissimo, con un elevato rischio.
Sembra che questa operazione sia una novità nel panorama della gestione dei crediti deteriorati in Europa (probabilmente non lo è in USA) e se sarà così è un’ottima scelta fatta dalle due maxi-banche italiane, che hanno capito quanto serve per recuperare situazioni aziendali che diversamente rischiano di languire e morire in estenuanti trattative con piccole banche e con avvocati.
Solo Intesa e Unicredit hanno da anni strutture di ristrutturazione del debito professionalizzate e possono comprendere il valore del progetto con i partner esteri. Questo dovrebbe essere il principale motivo per cui il progetto decolla oggi, mentre è rimasto in pista di rullaggio un progetto del tutto simile promosso due anni fa da ABI con la partecipazione di tutte le banche.
E’ un progetto molto simile a quello ipotizzato molto tempo fa su queste colonne con il ‘bacino di carenaggio‘ che però era stato immaginato su scala più vasta per le piccole e medie imprese. Sarebbe bello che partendo su grandi imprese possa poi essere clonato anche per le Piccole-Medie Imprese.
Articolo di F. Bolognini – ripreso da Linkerblog.biz
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