Le banche italiane e le prospettive per il credito nel 2014

La progressiva riduzione del magazzino di crediti alla clientela ha avuto certamente un impatto sulla redditività delle banche italiane, insieme alla crescita della quota di sofferenze.

 

I crediti in sofferenza e i crediti persi per definizione non producono più margine da interessi. Tenendo conto dei tassi euribor vicini allo zero la variazione del margine da interesse dovrebbe essere quasi interamente una funzione dei prestiti alla clientela e degli spread praticati rispetto all’euribor equivalente. Come sono andate le principali banche su questo fronte? E’ possibile calcolare come siano andate queste due variabili per tentare qualche confronto e stabilire in modo un po’ rozzo quale banca abbia avuto la migliore performance nella difesa del margine da interesse.

L’analisi si basa sui dati trimestrali forniti da 4 delle prime 5 banche italiane (escludendo MPS per la sua evidente situazione di anomalia) e accostando nel giudizio i 2 big (Intesa e Unicredit) e le 2 maxi-popolari (UBI e Banco Popolare). Per omogeneizzare i valori distanti in termini assoluti è stato utilizzato il numero indice pari a 100 per tutte le banche alla data del 31.3.2012.

Complessivamente le 4 banche hanno ridotto il loro portafoglio di crediti alla clientela da 1.119 miliardi di euro a 1.055 in 6 trimestri (18 mesi), con una contrazione di 64 miliardi di euro, che spiega una buona parte del credit-crunch complessivo in Italia, anche se occorre sempre tenere presente che il dato consolidato di Unicredit comprende attività rilevanti in Germania, Austria e Polonia che si sono contratte in modo differenziato.

Ma il dato notevole è come per tutte e 4 le banche il margine da interesse netto si sia ridotto in modo più accentuato rispetto al calo dello stock di impieghi. Come già scritto in altri post la principale spiegazione risiede nel drastico calo della redditività sui depositi (raccolta) in presenza di tassi fermi e vicini allo zero, che ha tolto ossigeno storicamente e facilmente conseguibile per le banche, ma d’altro canto è visibile come la forbice dell’indice dei crediti rispetto all’indice del margine si sia aperta per tutti, ma in modo diverso.

Intesa sembra avere subito il danno peggiore: l’indice dei crediti alla clientela scende del 7,6% in 6 trimestri, ma il margine da interesse scende di oltre il 18%. Meglio fa Unicredit (-12,3%) ma ancora meglio le due popolari con UBI al -9,6% e Banco Popolare a -4,8%.

Da tempo UBI e Banco Popolare si sono dimostrate essere determinate nel mantenimento o aumento degli spread alla clientela, in particolare quella di piccola dimensione. Nessuno sconto, scarse autonomie date alla rete. I grafici mostrano che a partire da gennaio 2013 UBI ha migliorato nettamente la propria posizione, Banco Popolare era partita con un trimestre di anticipo, Intesa si è risvegliata in ritardo e accumula una notevole distanza (oltre 11 punti).
E le stesse curve consentono di fare qualche previsione per il 2014. Tutte le maggiori banche dovranno perseguire con forza la stessa politica di alzare o mantenere elevati gli spread. Devono coprire il crescente costo del rischio (sofferenze e incagli) e fare fronte al calo della redditività, quindi anche per l’anno prossimo niente sconti.

Intesa e Unicredit hanno più motivi per diventare aggressive sugli spread più di quanto abbiano fatto sino ad oggi, la loro performance su questo fronte non appare brillantissima, anche se andrebbero fatti altri approfondimenti sullo spread medio per le varie categorie di clienti, che non è possibile fare sui dati di bilancio consolidato.

Per le imprese la cattiva notizia è che il costo del credito rimarrà molto alto nel 2014 e quindi ancora una volta il suggerimento è di farne un uso più possibile limitato.

 

Articolo ripreso da Linkerblog.biz a cura di F. Bolognini