Basta paradisi fiscali a partire dal 2017

A un anno dalle prime indiscrezioni ora è ufficiale: la Svizzera dichiara di eliminare il segreto bancario ed esce dalla blacklist dei paradisi fiscali.

Insieme a lei Singapore, che decide di allinearsi ai criteri di trasparenza fiscale imposti dagli USA. Le due piazze finanziarie fra le più grandi al mondo si sono impegnate, in sede Ocse a Parigi, ad aderire al protocollo per lo scambio automatico di informazioni bancarie e dunque a rendere nota la situazione patrimoniale dei propri correntisti ai Paesi e alle autorità fiscali d’origine.

Inoltre, cosa fondamentale, le loro banche non potranno più accettare denaro senza la preventiva dichiarazione di “tassazione assolta” da parte del correntista, il quale, in caso di falsa certificazione, incorrerebbe in un reato di tipo penale.
Mentre qualcuno lamenta una chiusura liberticida, altri accolgono con favore il nuovo protocollo denominato Common Reporting Standard (CRS), che potrebbe rappresentare in ottica anti-evasione e anti-riciclaggio una vera a propria svolta.
Sono già in 44 i Paesi firmatari ma altri, tra cui Russia, Cina, Brasile, Indonesia potrebbero presto aggiungersi ai cosiddetti “early adopters” nel prossimo incontro di fine maggio.

A questi Paesi potrebbero poi aggiungersi l’Austria e il Lussemburgo che sembrano intenzionati ad uscire dalla blacklist.
Tuttavia il Crs potrebbe incontrare delle resistenze per la presenza di alcune regole stringenti.

Tra gli elementi che infatti lo caratterizzano, differenziandolo dal più flessibile modello statunitense Facta, figurano l’obbligo di autocertificare della propria residenza fiscale (che negli Usa è intesa come cittadinanza) e l’assenza di soglie di esenzione dalla certificazione (i clienti americani con depositi sotto i 50.000 dollari sono invece esenti dall’attività censoria).

L’adesione al Crs, a regime solo dal 2017, rappresenta innegabilmente un primo passo avanti e una possibile occasione per il nostro Paese nel caso di rientro dei capitali italiani. Quelli in territorio elvetico, trasferiti illecitamente oltre la frontiera, si aggirano infatti intorno a 120 miliardi di euro. La lotta all’evasione internazionale avrà dunque effetti positivi globali ma soprattutto per il nostro Paese potrebbe rappresentare un importante cambiamento.

 

 

Articolo di Federica Mascia ripreso da moneyfarm.com