Almeno adesso possiamo tirare un sospiro di sollievo, le esternazioni degli ultimi sette giorni hanno dato conforto a tanti operatori del risparmio gestito di tutta Europa. Costi quel che costi, ma l’Euro è un progetto irreversibile.
Lo scenario del breakup si allontana sempre più come se fosse uno spettro che per mesi ha creato angoscia e timore di un default o un crash nell’area Euro. Le decisioni assunte nella giornata di venerdì dal Consiglio Europeo si sono trasformate in un gigantesco bazooka contro gli speculatori, le agenzie di rating, gli sciacalli finanziari e le paure delle banche europee.
Di fatto questo stavano aspettando i mercati ovvero una reazione di polso, una soluzione inattaccabile, uno scudo inviolabile per ridare serenità, prospettive e sicurezza all’Europa ed alla vita dei loro cittadini. Finalmente l’asse di governance politica è cambiata: da quello che ingessava e minava l’Europa, fatto da Sarkozy-Merkel, al nuovo Monti-Hollande-Rajoy con noi italiani che per una volta tanto possiamo sentirci orgogliosi di essere rappresentati in Europa da un primo ministro che punta i pugni sul tavolo e dice “take it or leave it” ovvero “prendere o lasciare” mettendo in ginocchio la Germania.
Non che voglia essere etichettato come un fan di Mario Monti a occhi chiusi, ma seguendo in diretta ieri pomeriggio su EuroNews e Bloomberg quanto è accaduto a Bruxelles, non posso rendermi conto di quanto conti oggi l’Italia in Europa e di quanta autorevolezza adesso ci viene riconosciuta: l’esatto opposto di quello che accadeva con i precedenti governi (posso immaginare gli insulti in rete per questa mia esternazione).
Pur tuttavia possiamo adesso confidare di ricreare i presupposti per un graduale rientro dei pericoli che abbiamo tutti scampato durante le ultime otto settimane. Non dimentichiamo infatti il rischio che pendeva con le elezioni in Grecia e la situazione di elevata insolvenza che caratterizzava il sistema bancario spagnolo.
Le cronache delle gesta sportive della nazionale di calcio hanno oscurato questo tipo di informazione, esaltando le performance solo di Super Mario. In vero come analista indipendente confidavo in un altro Super Mario: mi sarei aspettato un maggior pressing (per usare un termine sportivo) da parte di Mario Draghi, ma alla fine il risultato è stato più che soddisfacente, per adesso.
Le borse infatti hanno brindato con performance che non si vedevano da tre anni: vediamo se anche nei prossimi giorni continuerà la fiesta.
Il bazooka europeo da domani, giorno di effettiva entrata in funzione, si chiama ESM (European Stability Mechanism), battezzato come il Fondo Permanente Anticrisi strutturato come fondo di diritto lussemburghese i cui azionisti saranno i diciassette stati membri dell’Unione Europea con una potenza di fuoco di 500 miliardi di Euro, il quale rappresenta un fondo di pronto intervento con capitali disponibili propri che avrà il compito di preservare l’aumento incontrollato dei rendimenti dei titoli di stato dei paesi più a rischio (cosidetto scudo antispread), potendo acquistare direttamente i titoli del debito sul mercato secondario, oltre ala facoltà di ricapitalizzare le banche europee che si trovassero in difficoltà senza l’intermediazione dei governi nazionali.
Non so quanti di voi siano realmente a conoscenza delle critiche condizioni di vita di centinaia di banche europee, italiane comprese, che con l’intervento dell’ESM andranno incontro ad una sistematica fase di commissariamento dall’interno.
Il fondo infatti potrà diventare azionista dell’istituto di credito, attraverso un processo di ricapitalizzazione forzata, con lo scopo di evitarne l’insolvenza e intraprendere un lenta opera di ristrutturazione e risanamento. Prestate attenzione quindi a questa possibilità: le grandi banche, in generale nei prossimi anni, andranno in contro ad una lenta e progressiva diluizione degli assetti societari che oggi le reggono, assistendo non a fenomeni di nazionalizzazione, ma alla instaurazione di controlli nazionali o sovranazionali, minando di fatto i giochi di potere su cui si sono basate per decenni.
Da questo punto di vista, il caso Banca MPS in Italia fa scuola, obbligata ad implementare un piano industriale che prevede un taglio dei costi operativi per oltre 500 milioni, alla chiusura di 400 sportelli, al ricollocamento di 4600 esuberi ed alla cessione di partecipazioni strategiche. Medicina molto amara per la banca più antica del mondo (e forse un tempo anche la più sicura patrimonialmente). Preparatevi perchè ve ne saranno molte altre a cui verrà somministrata la stessa medicina, banche che in questo ultimo decennio hanno voluto puntare a un percorso di crescita forzata, snaturando la loro originaria vocazione e vicinanza al territorio, pur di aumentare in dimensione e acquisire visibilità nazionale.
Articolo ripreso dal sito EugenioBenetazzo.com