Per pagare le imprese che vantano crediti per circa 2 miliardi di euro nei confronti della Regione siciliana, il governo di Rosario Crocetta pensa all’emissione di obbligazioni ‘Trinacria Bond’ agganciate a un fondo immobiliare costituito dal patrimonio di alcune società controllate, che da 15 passeranno a 5. Interpellato dall’ANSA, Giuseppe Romano, consulente finanziario indipendente e direttore della società Consultique si dice perplesso sull’operazione: così si crea debito su debito.
L’operazione, che per la sua complessità non andrebbe in porto prima della fine dell’anno, é stata denominata ‘Trinacria bond’; l’Irfis-Fin Sicilia, finanziaria controllata dalla Regione, si occuperà del bando per la ricerca della società veicolo (Sgr) che gestirà l’emissione obbligazionaria, che per legge deve avere una durata non inferiore a cinque anni e comunque deve avere l’autorizzazione della Banca d’Italia.
Secondo le stime del governo il fondo immobiliare, nella fase iniziale, avrà un valore di 500 milioni di euro. Poiché il piano finanziario è sganciato dal bilancio regionale, il governo in questo modo può aggirare i vincoli del patto di stabilità. Giuseppe Romano, consulente finanziario indipendente e direttore della società Consultique, avanza perplessità sull’operazione. “Chi tirerà fuori i soldi? Chi sono privati disposti a comprare titoli obbligazionari di una Regione come la Sicilia che ha un rating basso (BBB+)? E a quale tasso? Come si stabilisce il valore di un portafoglio immobiliare in una situazione di crisi finanziaria come quella attuale, con il mercato degli immobili praticamente fermo”, dice. “Operazioni simili sono state fatte in altre regioni e con evidenti criticità: nel Lazio, in Abruzzo, in Campania – afferma il direttore del centro studi di Consultique – L’unica certezza è che queste operazioni non fanno altro che spalmare il debito trasformandolo da breve a lungo, in più ci pago il tasso, facendo dunque altro debito. Chi ci guadagna sono sicuramente le banche”.
E ancora: “Dove vanno a finire queste obbligazioni? – prosegue Romano – In genere le banche le piazzano nei sinking found, cioé nella pancia di altre amministrazioni pubbliche. Così a pagare sono sempre i cittadini, soprattutto le nuove generazioni”. Romano avverte: “Bisogna stare attenti; sarebbe opportuno che un’amministrazione pubblica sia più cauta nelle scelte”. E indica il modello Padova. “In quella città decine di imprese vantavano crediti nei confronti del comune – sottolinea – L’amministrazione ha firmato accordi con le banche locali, le imprese hanno ottenuto le anticipazioni sui crediti a un tasso convenzionale, con la garanzia per le banche fornita dal comune”.
Un fondo contro la povertà e l’emarginazione e il salario di sussistenza. Sono le due misure contenute nel disegno di legge approvato ieri sera dalla giunta Crocetta. Il fondo avrà una dotazione di 20 milioni di euro, ogni famiglia riceverà non meno di 5 mila euro all’anno. “Non si tratta di un reddito di cittadinanza, servirebbero almeno 2 miliardi e i soldi non ci sono”, dice il presidente Rosario Crocetta. L’assessore all’Economia, Luca Bianchi, aggiunge che “le risorse saranno trovate attraverso i risparmi ottenuti con i precedenti provvedimenti del governo”. Per il salario di sussistenza è previsto un budget di 70 milioni di euro; la misura è agganciata ai ‘cantieri lavoro’. I comuni che presenteranno i progetti potranno avvalersi di disoccupati e inoccupati per alcuni servizi, come la pulizia delle strade. Il salario sarà corrisposto per un periodo di tre mesi.
Articolo ripreso da gazzettadelsud.it