Buffett Tax in Italia

Il solito ottimo articolo di Oscar Giannino su Chicago Blog ci spiega perche’ la Buffett tax in Italia sia di difficile introduzione, a dir poco.

L’Italia di sinistra si spella le mani nei confronti del nuovo piano Obama di rientro del debito federale, urla e grida gioiosamente all’indirizzo della Warren Buffet Tax. Paghino i ricchi, l’America lo dice e chi siamo noi per non adeguarci, intona il peana progressista italiano tra lieti canti, cimbali e tamburi. C’è da rimanere senza parole, a volte, di fronte alle vette di mistificazione alle quali può giungere il dibattito pubblico italiano.

Prima di venire al dunque, una piccola ma necessaria premessa. L’Amministrazione americana ha dovuto risolversi alla proposta di maximanovra. Ma con il Congresso attuale per metà controllato dai repubblicani dopo le elezioni di midterm si tratta di pura propaganda, perché non essendo stata concordata preventivamente con il Grand Old Party non ha nessuna possibilità di essere approvata. Ma ha dovuto farlo comunque. Da una parte, è ovvio, per uscire dall’angolo della caduta verticale nei sondaggi d’opinione, suffragata da ogni voto suppletivo per seggi vacanti al Congresso. Così continuando, Obama non avrebbe solo confermato la pietra tombale sulla sua presidenza, attualmente giàposata nel giudizio maggioritario degli americani. Avrebbe matematicamente impedito qualunque chanche per chiunque altro si fosse candidato a nome dei democratici.

Per questo, a un mese dal sanguinoso downgrading del debito pubblico americano, Obama ha dovuto ammettere – sia pure implicitamente – la propria responsabilità storica. E lo ha fatto solo in parte. La sua manovra decennale, a regime taglierebbe il deficit di 4mila miliardi di dollari. Eppure non bastano neanche questi a sanare quel che Obama ha fatto. Gli Stati Uniti hanno impiegato la bellezza di 232 anni dalla nascita per accumulare 10mila miliardi di dollari dei debito federale. Ma sono bastati i tre anni di Obama per farlo crescere del 45%, con 4,5 trilioni di dollari aggiuntivi. Dunque Obama non riparerebbe tutti i suoi danni, con la sia manovra correttiva.

Ma lasciamo perdere, la storia è piena di politici che dei propri disastri danno colpa ad altro e altri. Quel che più conta, è il merito delle proposte fiscali che tanti applausi suscitano in Italia. Paghino i ricchi! Per 10 punti in più di Gdp americano (sia pur spalmato in 10 anni )! La risata che provocano questi applausi italiani è ovvia, se dall’empireo dei princìpi generali scendiamo, piedi a terra, a considerare qualche numero. Tanto per essere meno naif.

Se guardiamo le cose come stanno, occorre ricordare che Mr Warren Buffet ha lamentato come uno scandalo il pagamento di minori imposte sul reddito, in proporzione, rispetto ai suoi dipendenti. E c’è da credergli, se diamo un occhio alle aliquote. Perché Warren Buffet ha dichiarato infatti di aver pagato al fisco federale il 19%  sul suo reddito,rispetto a una media dei suoi dipendenti pari al 26%. Ora Obama fa la faccia cattiva, e afferma che i multimilionari devono pagare almeno il 35%.  E che cosa hanno da applaudire, a queste cifre, i redistribuzionisti statalisti nostrani? Il sottoscritto, che non è Warren Buffet neanche se si fa la plastica al portafoglio più che alla faccia, paga già il 43% di aliquota Irpef. Anzi, dovrà aggiungere altri punti, grazie alla sovraliquota decisa dal governo attuale. Miseria nera, se qualcuno mi applicasse il 26% o anche il 35% pagherei a mie spese fuochi d’artificio nelle piazze, e sono sicuro che troverei migliaia di contribuenti italiani disposti allo stesso onere.

Ma vi rendete conto o no, che la maxialiquota  marginale americana, quella che accende cuori e menti della sinistra italiana, è del solo 2% superiore all’aliquota massima del 33% innumerevoli volte proposta da Berlusconi come il massimo di prelievo naturale accettabile sui redditi, oltre il quale inizia ad essere legittima la resistenza fiscale? E’ chiaro o non è chiaro, che siamo praticamente a quel 33% di aliquota massima indicata dal centrodestra con il suo Libro Bianco sulla riforma fiscale del 1994, che il centrodestra purtroppo per lui e per noi nno ha mai attuato? E’ vero o non è vero, che il 33% di aliquota massima sui redditi delle persone fisiche promesso allora non ha suscitato sin dal primo momento qui da noi che vasto scherno scherno perché impossibile, e ferma  condanna perché incostituzionale, rispetto alla lettura assolutamente filostatalista del combinato disposto delle due nome che presiedono da noi alla capacità tributaria e alla progressività del prelievo, cioè gli articoli 23 e 53 della Costituzione?

Datemi retta. Chi in Italia promette ancora più tasse se vincerà le elezioni non ha alcun titolo, per brindare alla Buffet Tax.

Da Chicago-Blog.it