La mancata nascita dell’Albo della Consulenza Finanziaria deve essere sfruttata come occasione per perfezionare il “progetto di creazione dell’Albo”.
Un progetto che “Anasf sostiene da tempo. e non a caso fummo proprio noi ad affermare per primi la necessità di creare una Casa della Consulenza”.
Parte da questa constatazione la riflessione di Maurizio Bufi, presidente Anasf, che ripensando alle vicende estive che hanno visto bloccare l’avvio dell’Albo Unico e ristabilire con tempi più lunghi una proroga per l’attività dei consulenti finanziari fee-only, invita tutti a non abbassare la guardia e a proseguire nella creazione di un progetto, “che però non può e non deve prescindere da alcuni punti fermi, ben chiari e definiti”.
In particolare Bufi, intervistato da AdvisorOnline, ritiene che “l’ingresso nell’APF dei consulenti fee-only è necessario e importante per tutto il sistema, compresi i risparmiatori. Ma deve avvenire a determinate condizioni”.
“Innanzitutto la nascita del nuovo Albo dovrà essere accompagnata da un cambio di denominazione dei promotori finanziari” spiega il presidente dell’Anasf che ritiene importante, però, che questo cambio di nome non si traduca indirettamente in una distinzione tra consulenti di serie A e di serie B. “Il progetto dell’Albo nei vari emendamenti prevedeva tre distinte sezioni: dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede, delle società di consulenza finanziaria e delle persone fisiche consulenti finanziari indipendenti.
Proprio quest’ultima definizione riteniamo debba essere riconsiderata in questi mesi che ci separano dalla scadenza della proroga (31/12/2015), perché l’indipendenza, come stabilito tra l’altro dalla stessa Mifid, non dipende dal soggetto che eroga il servizio, ma dalle modalità in cui questo servizio viene erogato. Quindi non crediamo sia opportuno parlare di consulenti indipendenti e di consulenti non indipendenti”.
In secondo luogo, il presidente dell’Anasf ritiene fondamentale l’elemento vigilanza che deve essere affidata all’APF. E infine, “vorremo mantenere inalterata la nostra rappresentanza all’interno dell’Organismo per la Tenuta dell’Albo. Siamo pronti a discutere su numerosi temi e sicuramente sarà importante trovare compromessi su molti aspetti ma questi tre paletti credo siano fondamentali per far nascere una vera Casa della Consulenza” spiega Bufi che, infine, manda un messaggio chiaro a chi ancora credo che l’Albo Unico non sia necessario: “non abbiamo intenzione di abbandonare il progetto Casa della Consulenza, non lo abbiamo fatto in nessun momento e siamo stati i primi a sostenerlo.
Da qui a fine 2015, scadenza della proroga, siamo pronti a lavorare intensamente per trovare una soluzione alle questioni sollevate anche dal governo (i vizi di forma dell’emendamento emersi nel corso dei dibattiti nelle commissioni del Senato, ndr). Tutto il settore è ormai indirizzato verso la consulenza, la nascita dell’Albo è necessaria”.
Aggiungiamo un nostro personalissimo commento a questo articolo, a cura di Francesco d’Arco e pubblicato dal sito advisoronline.it: questa idea di nascondere il concetto di indipendenza per annacquare le differenze tra chi comunque risponde a logiche ben specifiche di mercato e chi invece risponde solo al risparmiatore è follia pura, che, come avrete intuito dal titolo che abbiamo dato a questo articolo, speriamo non si realizzi mai.
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