La casa della consulenza finanziaria può aprire i battenti. L’Albo Unico di consulenti e promotori, a cui potranno accedere anche gli assicuratori è infatti stato approvato definitivamente con la legge di stabilità passata al Senato.
La manovra, su cui era stata posta la fiducia, ha avuto luce verde con 165 sì e 125 no. Le funzioni di vigilanza di primo livello, di cui attualmente è responsabile la Consob, passano all’organismo per la tenuta dell’Albo Unico dei consulenti finanziari. La commissione mantiene invece la vigilanza di secondo livello, sull’organismo stesso.
Le sezioni dell’Albo saranno tre: i cosiddetti consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede (ovvero gli ex promotori finanziari), gli autonomi (questa la definizione che è emersa alla fine per gli indipendenti) e le società di consulenza finanziaria.
Gli agenti di assicurazione potranno iscriversi alla sezione che comprende i pf, ma previo esame.
La posizione dei fee only
La prima novità è che d’ora in poi, almeno ufficialmente, si chiameranno autonomi. Qualche dubbio, non fugato dalla formulazione delle legge, permane sul fatto che questi debbano sostenere un esame o meno per l’ingresso nell’Albo.
Commenta Cesare Armellini, presidente di Nafop: “I consulenti indipendenti, da un regime transitorio prorogato da vari anni, passano ad un regime di stabilità che permette loro di poter operare serenamente. Inoltre è possibile finalmente poter intraprendere ex novo l’attività da parte di tutti i soggetti che desiderano avviare uno studio professionale di consulenza finanziaria indipendente, autonomo dal sistema bancario e finanziario”.
Tuttavia, continua Armellini, “dalle nostre prime analisi emerge che le norme approvate potrebbero danneggiare pesantemente i risparmiatori in merito alla trasparenza dei soggetti sul mercato per la confusione delle denominazioni che è stata introdotta chiamando tutti i soggetti “consulenti finanziari” quando invece i promotori finanziari nella direttiva Mifid sono identificati come “tied agent” e quindi agenti di vendita di prodotti e servizi finanziari che collocano per banche e reti mandanti”.
L’organismo di vigilanza e gestione dell’albo, nota il presidente Nafop, “è di proprietà dell’associazione delle banche ABI, delle reti di vendita Assoreti e dall’Anasf: ciò è talmente paradossale che riteniamo debba essere rivisto in sede governativa nei prossimi mesi, in quanto la cosa sarebbe incomprensibile per i risparmiatori e per l’intero mercato”.
Infine una nota sul cambiamento di nome: “Perché ci hanno tolto l’aggettivo che caratterizza la nostra peculiarità? Perché fa paura la denominazione “consulenti indipendenti”? Nafop sarà sempre l’associazione dei consulenti indipendenti e nessuno potrà mai negare il nostro nome che ci è riconosciuto come elemento distintivo della nostra integrità professionale”.
I rilievi dei tecnici
Posto che adesso bisognerà lavorare ai regolamenti per il nuovo Albo Unico, è utile notare cosa scrivono i tecnici del Senato nella nota di lettura alla legge di stabilità.
Notano gli esperti del servizio bilancio che vista la natura di “diritto privato” dell’Albo, andrebbe innanzitutto “confermato che per il nuovo organismo sarà consentito il relativo funzionamento nell’ambito delle sole risorse che ad esso saranno versate dagli iscritti”. Insomma che l’Albo Unico non debba ricevere soldi pubblici.
Sul punto, continuano poi i tecnici, “chiarimenti andrebbero inoltre richiesti anche in merito al fatto che, pur considerando la prevista forma giuridica di diritto comune, la disciplina comunitaria potrebbe considerare l’ente associativo in questione nell’ambito delle PA consolidate ai fini della costruzione del Conto economico della PA, considerando che ad esse dovrebbero essere devolute le entrate obbligatorie”.
Un chiarimento in tal senso “andrebbe perciò richiesto circa l’attuale regime fiscale contributivo previsto per gli associati e l’onere che gli stessi sostengono annualmente, atteso che la norma provvede anche alla espressa previsione di una tassa di concessione governativa annuale che andrà pagata col primo anno di attivazione dell’Albo”.
Fonte: citywire.it
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