Nostro commento: non che qui si voglia fare dell’ironia, ma questa notizia ripresa dal sito Valori ha sicuramente qualcosa di buffo. Non che si voglia denigrare il lavoro altrui, ma l’impressione e’ che ci siano categorie un po’ piu’ a rischio dei lavoratori bancari 🙂 Ma di seguito l’articolo.
Circa la metà dei dipendenti di Santander di età compresa fra i 40 e i 54 anni sono a rischio di patologie cardiovascolari. È quanto dimostra una ricerca condotta da Valentin Fuster, direttore del Centro nazionale di ricerca cardiovascolare (CNIC) di Madrid.
I vertici dell’istituto di credito iberico hanno finanziato tale studio e hanno dato così a circa 3 mila volontari la possibilità di sottoporsi a un monitoraggio di durata triennale. Finora hanno aderito circa 1300 dipendenti. E, sui 250 per i quali sono disponibili dati dettagliati, circa la metà ha mostrato segnali di problemi alle arterie.
Tali risultati preliminari confermano le previsioni di Fuster: «Siamo di fronte ad un’epidemia che coinvolge tutti i Paesi». Il suo studio è volto proprio a cercare i fattori di rischio prima che si manifestino i sintomi. Le patologie cardiovascolari attualmente sono la principale causa di morte al mondo, con 1,9 milioni di decessi all’anno nella sola Unione europea.
Secondo Agustin Mocoroa – a capo della divisione della banca che si occupa della salute sul lavoro – lo staff di Santander non è altro che uno specchio della società spagnola nel complesso. Lo stesso Fuster gli fa eco, ritenendo che non ci siano elementi per decretare una maggiore incidenza di tali patologie.
Ma, in questo contesto di persistente crisi finanziaria, la minaccia dello stress sui dipendenti delle banche rimane un tema di primo piano. L’episodio più celebre è quello di Antonio Horta-Osorio, Ceo di Lloyds Banking Group, che è stato costretto a chiedere un periodo di pausa dietro consiglio dei medici.
Ma non si tratterebbe di un caso isolato. Di recente anche un rapporto di GQ Employment Law ha lanciato l’allarme sui problemi derivanti dall’eccessiva pressione per i dipendenti della finanza londinese.
Articolo ripreso da valori.it