Nella nostra povera Italia si pagano i fornitori peggio che in qualsiasi altro paese europeo. Una cattiva abitudine che non è mai stata né stigmatizzata né stroncata, neppure quando il governo ha dovuto recepire all’inizio del 2014 una direttiva comunitaria che in Europa impone pagamenti a 30 o al massimo 60 giorni, tra Stato e imprese, ma anche tra imprese e imprese.
Le statistiche dicono che la media dei pagamenti tra privati è di 90 giorni, ma anche che ai 90 giorni si aggiunge un ritardo medio di altri 15 giorni, così tanto per essere sportivi nell’indisciplina.
La liquidità di questi tempi è un bene prezioso per le imprese, perciò il ricorso all’anticipo dei crediti diventa obbligatorio per le PMI: normalmente si portano i crediti commerciali appena fatturati in banca e si ottiene un’anticipo dell’80%. L’anticipo è credito, in banca lo chiamano autoliquidante, che -sempre di questi tempi- non è una risorsa abbondante per le piccole imprese. Visto che il credito non abbonda provo a fare due stime diquanto credito si potrebbe risparmiare se per miracolo tutte le imprese (ma soprattutto le grandi, quelle che pretendono pagamenti molto lunghi) decidessero di volersi bene e pagassero puntualmente a 60 giorni.
Si tratta di stime ma i numeri, non disponibili ufficialmente , possono essere dedotti con un buon grado di approssimazione. Secondo il bollettino della Banca d’Italia a settembre 2014 tutte le imprese avevano finanziamenti aperti con le banche per circa 640 miliardi. Tolta la parte a medio termine (385 mld.) restano 254 miliardi per lo più distribuiti tra scoperti di cassa e finanziamenti contro fatture o RiBa.
161 dei 254 miliardi sono usati da PMI o società che si possono definire tali in base alle classi di fido presenti nel bollettino della Banca d’Italia (fino a €25 milioni di indebitamento). Gli altri 92 miliardi sono a disposizione di 4.936 grandi imprese.
Ultimo passaggio di stima: quante fatture e ricevute bancarie sono in banca e sono usate rotativamente per finanziare le PMI? Diciamo circa il 90% dei crediti a breve tenuto presente che le banche hanno oramai ridotto all’osso i fidi più rischiosi, come sono gli scoperti in conto.
Dunque la stima a cui si arriva è che 401.500 micro-imprese usino 12,5 miliardi di credito per le loro micro-fatture, 270.600 piccole imprese ne usino 54,7 miliardi e 54.800 medie imprese ricevano 69,5 miliardi in banca.
Il punto è che la dimensione del credito usato dalle PMI è una funzione diretta dei tempi di pagamento delle fatture anticipate, che sono mediamente 90 + 15 giorni, quindi 105 giorni medi. Tempi che potrebbero essere ridotti a diciamo 60 giorni per non esagerare con la correttezza. A parità di flussi di vendite l’importo del credito autoliquidante usato, oggi funzione di quei 105 giorni, si ridurrebbe di 1/3 se tutti pagassero a 60 giorni e ancora a meno se tutti pagassero alla scadenza pattuita e non 15 giorni dopo.
1) i 136 miliardi di credito utilizzati per anticipare pagamenti lenti potrebbero scendere a 78 se le imprese pagassero a 60 giorni puntualmente. Per le piccole imprese pagate male, che finiscono a pagare a loro volta male se possono farlo, il risparmio di credito sarebbe di circa 29 miliardi, un ammontare di credito che stimo corrisponda all’incirca alla riduzione del credito operata dalle banche dal 2011 al 2014 nei confronti di tutte le PMI e che potrebbe essere destinato in parte a finanziare piani di crescita.
2) quanto al risparmio di costi si può tentare una seconda stima, che deve considerare come i costi pagati dalle micro-imprese siano ben superiori a quelli pagati dalle medie imprese. La tabella mostra che le micro e piccole imprese potrebbero risparmiare la nobile somma di 2,5 miliardi di oneri finanziari se i pagamenti fossero veloci e puntuali. Non poco, soprattutto per realtà che faticano a sbarcare il lunario in mezzo a questa crisi.
L’effetto reale sulle finanze delle imprese e sulla liquidità dovrebbe tenere conto anche della corrispondente riduzione del credito-fornitore, cioè i 105 giorni medi sugli acquisti che scenderebbero a 60 giorni. E’ però vero che le piccole imprese tendono a ricevere pagamenti molto lenti e a pagare i fornitori molto più velocemente. L’effetto combinato sarebbe comunque molto positivo: minori oneri finanziari oppure maggiore disponibilità di credito per lo sviluppo.
A quando una moralizzazione dei pagamenti?
Conclusione del gioco della moralizzazione dei pagamenti (illusione per il momento): le piccole imprese potrebbero recuperare spazio nei fidi per 30 miliardi e risparmiare 2,5 miliardi di oneri finanziari. Le banche oggi ci guadagnano è vero, ma è un profitto ‘sporco’, nel senso che comporta costi amministrativi gravosi per rinnovare gli anticipi scaduti e fare un costante monitoraggio di insoluti e scadenze non rispettate. Credo che facendo bene i conti sia un’attività in perdita . Unici a guadagnare veramente sono i tesorieri delle grandi imprese, che trattengono e gestiscono la liquidità anche se oggi non rende molto finanziariamente e potrebbe essere usata per pagare i fornitori prima in cambio di sconti sul prezzo. Si sa che il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Articolo di F_Bolognini _ ripreso da Linkerblog.biz