Commento sulla manovra finanziaria

Da Cadoinpiedi.it un commento in esclusiva di Eugenio Benetazzo, come al sempre pungente e al cuore del problema. Tutto da leggere.

L’esecutivo italiano dimostra ancora una volta pressapochismo e capacità di improvvisazione. Siamo arrivati al quarto disegno di bozza di bilancio nella speranza che venga accettato dalle controparti politiche che in questo momento stanno ancora dando sostegno al Governo e capiremo nel corso dei prossimi giorni se la manovra finanziaria sarà definitivamente avallata, oppure dovrà essere per l’ennesima volta rivisitata e modificata nei suoi contenuti.

Di certo quello che stiamo trasmettendo all’estero sul piano internazionale è assolutamente una crisi di fiducia che non ha precedenti e lo dimostra anche l’andamento della borsa in queste ultime sedute che hanno pesantemente purgato i mercati italiani, non solo dal punto di vista dei corsi azionari, ma anche da quelli obbligazionari, segno quindi che gli interventi della Banca centrale europea studiati e ipotizzati a metà agosto hanno avuto un effetto solamente di tampone. Ora i problemi si sono ripresentati addirittura con un coefficiente di amplificazione.

La manovra così com’è stata presentata ieri con un aumento di un punto percentuale di gettito Iva e il ridimensionamento dell’età pensionabile per le donne nel settore privato, oltre che un insieme di prelievi che andranno a colpire per esempio i trasferimenti di valuta attraverso i Money Transfer, poi il famoso contributo di solidarietà che è passato per continui tentativi di ridimensionamento – oggi si stima che meno dello 0,5% della popolazione italiana sarà oggetto del contributo di solidarietà con questo 3% che colpirà i redditi superiori ai 300 mila Euro – sono manovre, misure che purtroppo hanno una valenza tutto sommato mediocre o modesta, in quanto i mercati e le comunità internazionali in questo momento si aspettavano una manovra dal punto di vista strutturale molto più pesante.

Nello specifico quello che richiedono soprattutto i grandi interlocutori finanziari, sono il ridimensionamento del peso del debito pubblico in termini percentuali e questo sarebbe stato in grado di darcelo solamente una patrimoniale. In molte occasioni abbiamo sentito parlare del peso del debito pubblico che ha, in percentuale, il nostro paese rapportato al Pil.

Tuttavia pochi dimenticano anche il grado di richiesta, forse unica che ha ancora la popolazione italiana con i suoi stimati 8 trilioni di Euro tra patrimonio immobiliare e mobiliare. La strada da perseguire purtroppo dovrebbe essere stata quella di una patrimoniale anche pesante che avesse abbattuto i 200/300 se non anche 400 miliardi di Euro, il peso del debito pubblico, andando a colpire in parte prime case e in misura integrale le seconde.

Questo può sembrare una lama che entra all’interno del cuore, ma purtroppo è quello che serve in questo momento al Paese, cioè un cambiamento radicale di credibilità dovuto innanzitutto a un miglioramento sostanziale dei conti pubblici. Per sostanziale significa un abbattimento determinante, notevole del debito pubblico e in misura secondaria il ridimensionamento della spesa pubblica italiana. Non c’è niente da fare, la festa è finita, per il nostro paese si dovrà intervenire con licenziamenti sul settore pubblico di portata rilevante, perché altrimenti se non si diminuisce la spesa pubblica non c’è assolutamente alternativa per ridimensionare l’onere di amministrazione dello Stato.

Non può rimanere in piedi un Paese come il nostro che oltre al debito pubblico ha un peso rilevante l’amministrazione pubblica soprattutto per quanto riguarda la forza lavoro, oltre 4 milioni di lavoratori dipendenti, più circa 19 milioni di pensionati: si deve trovare il coraggio per risanare il paese, un risanamento che purtroppo sa di lacrime e sangue, ma doveroso in questa fase di turbolenza finanziaria che ancora una volta vede l’Italia sott’osservazione. Non è con questo maxiemendamento, che dovrà anche essere approvato nei successivi giorni, possiamo pensare di avere un miglioramento sostanziale per il nostro paese. I mercati finanziari in questo momento che stanno purgando pesantemente il nostro paese, stanno dando un segnale di sfiducia sostanziale e questa sfiducia potrà essere superata solamente con interventi strutturati di portata quasi epocale.

La Merkel parla di Italia come la Grecia. E’ un segnale cosi’ negativo?

È un segnale negativo perché sembra che i discoli della classe siamo ancora noi italiani con i greci, mentre altri paesi Irlanda e Spagna che tempo fa erano stati messi sotto pressione, hanno percorso una strada volta al risanamento dei conti pubblici, ormai tutti i leader politici in Europa, tranne forse Cameron in Inghilterra, sono a rischio caduta o elezione. L’America stessa ormai ha perso moltissima credibilità sul piano nazionale. La soluzione, purtroppo per quasi tutti i paesi occidentali in Europa è unanime. E’ finita l’epoca del welfare, è finita l’epoca dello stato sociale, adesso le generazioni anziane devono pagare per poter consentire a quelle più giovani di avere in qualche modo una forma di futuro. Il mondo si sta spostando a oriente, mano a mano che passeranno gli anni noi perderemo non solo competitività, ma proprio anche peso sulla scena economica, per cui l’unica speranza che possiamo avere come italiani per continuare a essere un paese che tutto sommato consentirà di vivere, non dico nel benessere, ma almeno di continuare a vivere con un tenore di vita quasi occidentale, è un ridimensionamento della spesa pubblica con manovre su ogni fronte. Noi italiani che siamo abituati a avere uno stato mammone che ci aiuta quando piangiamo e quando abbiamo difficoltà.