Cosa fara’ Mario Draghi alla prossima riunione della BCE?

Cosa farà Mario Draghi il 10 marzo, quando la Bce si riunirà nuovamente per decidere della sua politica monetaria? Dall’ultima riunione le turbolenze sui mercati sono continuate, e la Bank of Japan ha sorpreso tutti tagliando in negativo i tassi sulle riserve aggiuntive delle banche.

Abbiamo rivolto due semplici domande ad alcuni degli interpreti di quanto accade sul mercato:

1) Mario Draghi ha aperto chiaramente a una revisione della politica monetaria nella riunione di marzo. Che decisioni si aspetta da parte della Bce?

2) Prima della riunione di dicembre, sui mercati si era alimentata l’aspettativa per gli interventi Bce. Alla prova dei fatti, gli investitori si sono mostrati delusi. Alla luce di quella esperienza, in vista della riunione di marzo, cosa potrà deludere e cosa potrà sorprendere positivamente i mercati? Ecco le loro risposte.

Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaolo. La misura più prevedibile è il taglio dei tassi sui depositi, che è attualmente al -0,3%. La Bce potrebbe aumentare la ‘tassa’ imposta sulla liquidità che le banche parcheggiano presso Francoforte con tassi a -0,40 o -0,50%. La mossa era già stata discussa a novembre e non aveva suscitato una particolare opposizione: anche il membro tedesco del board, Jens Weidmann, potrebbe dare il suo assenso. Da sola, però, questa misura non sarà sufficiente. Se le tensioni legate a petrolio, rallentamento dei mercati emergenti e listini finanziari rimarranno elevate, è possibile che la Bce introduca dei cambiamenti ai parametri in base ai quali effettua gli acquisti del Quantitative easing, oggi a 60 miliardi al mese. Se dovesse salire l’ammontare degli acquisti, la Bce avrà bisogno di ampliare la gamma di titoli alla quale si rivolge il Qe, magari includendo anche quelli corporate. Non è un passaggio semplice, ma Draghi – interpellato sul tema – ha ribadito che “non ci sono limiti” all’azione della Bce. Possibile anche la rimozione dell’obbligo di acquistare titoli dei Paesi membri pro-quota, cioè in base alla loro partecipazione nel capitale della Banca centrale: un meccanismo (detto capital keys, ndr) che premia la Germania, ma genera scarsità di strumenti acquistabili dalla Bce.
Quanto ai mercati, infine, il taglio dei tassi almeno al -0,4% è dato quasi per scontato. Se non ci saranno gli altri interventi, gli investitori resteranno delusi.

Manuela D’Onofrio, responsabile investimenti di Unicredit. Con l’inflazione ancora molto lontana dal livello desiderato dalla Bce, mi aspetto che vengano adottate delle ulteriori misure per rendere la politica monetaria sempre più espansiva; quindi, già nel prossimo mese di marzo, la Bce potrebbe portare il tasso sui depositi al -0,40% e rimuovere la scadenza temporale del Qe; se questo non fosse sufficiente, in futuro, la banca centrale potrebbe includere anche le obbligazioni bancarie e i prestiti societari nel programma di acquisto titoli.
I mercati reagiranno positivamente, soprattutto i mercati azionari europei, se i membri del direttorio della Bce si mostreranno coesi e determinati nel perseguire l’obiettivo di inflazione al 2% mediante l’utilizzo di tutti gli strumenti di politica monetaria a loro disposizione. Insomma il “wathever It takes” pronunciato dal presidente Draghi a luglio del 2012, dovrebbe diventare il motto del direttorio almeno per tutto il 2016.

Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di UBS Italia. Vediamo una probabilità del 70% che la Bce intervenga con ulteriori misure il 10 marzo. In effetti, dall’ultima riunione di dicembre il prezzo del petrolio è sceso del 40% mentre l’euro si è rafforzato rispetto al dollaro. Si tratta di due elementi in grado di indebolire l’inflazione nei prossimi mesi. Crediamo che il prossimo passo possa essere di aumentare il volume dei titoli acquistati mensilmente, potenzialmente per 10 miliardi di euro, o più, al mese. Parallelamente, la Bce potrebbe tagliare di altri 10 punti base il tasso di deposito portandolo al -0,4%.
La pronta risposta della Bce è un segnale importante, non solo per quanto effettivamente verrà annunciato a marzo ma anche per l’attenzione ai mercati e il tempismo dimostrato. Il messaggio della Bce è che non ci sono limiti al proprio raggio di azione al fine di raggiungere la stabilità dei prezzi.

Didier Saint-Georges, managing director e membro del comitato investimenti di Carmignac. La posizione di Mario Draghi è sempre più complicata. L’Eurozona si sta lentamente riprendendo, ma le aspettative di inflazione continuano a scendere. Il bilancio della Bce è cresciuto, ma i benefici all’economia reale latitano. Italia, e per certi versi Francia, hanno bisogno di più crescita e sono tentate di allentare i cordoni della borsa, mentre la Germania vuole mantenere ferma la barra dell’austerity. Per ampliare l’ammontare degli acquisti del Qe, la Bce dovrebbe anche modificare il meccanismo delle capital keys o estendere gli acquisti ad altri titoli rispetto agli attuali. Quest’ultimo aspetto è difficile tecnicamente, il primo modificherebbe la ripartizione dei rischi. Di conseguenza, la Bce proverà a usare ancora le parole per mostrarsi pronta ad agire e probabilmente incrementerà solo di poco gli acquisti: sarà difficile armare un nuovo bazooka. Se l’incremento sarà troppo limitato – o addirittura nullo – i mercati reagiranno male. Se cambierà il meccanismo dei capital keys, in modo da incrementare gli acquisti significativamente, la reazione sarà positiva.

Russell Silberston, Head of Reserve Management di Investec Asset Management. In primo luogo, occorre notare che qualsiasi decisione del Consiglio Direttivo verrà presa nel quadro delle ultime proiezioni economiche degli esperti, compreso il primo outlook al 2018. È probabile che queste previsioni comprendano una significativa revisione al ribasso dell’outlook sull’inflazione, considerata la recente debolezza dei prezzi del petrolio e le prospettive sull’inflazione stessa. Ci attenderemmo quindi che il Consiglio Direttivo modifichi la propria linea in conformità con queste previsioni; al momento, prevediamo un’ulteriore riduzione dei tassi di deposito chiave dello 0,1% a -0,4%. Avendo esteso la tipologia delle obbligazioni acquistabili, la Bce avrà inoltre la possibilità di ampliare la mole degli acquisti mensili e il periodo di tempo nel quale questi sono effettuati. Al momento, prevediamo incrementi nel valore degli acquisti mensili. I mercati reagiranno negativamente se verrà esteso lo stock del quantitative easing o se verrà rinviata la data conclusiva degli attuali acquisti. I mercati reagiranno positivamente se il quantitative easing o gli importi degli acquisti mensili saranno incrementati in maniera significativa.

Alessandro Picchioni, Presidente e direttore investimenti di WoodPecker Capital. Draghi si sta muovendo su un sentiero molto stretto perché da un lato, la politica monetaria, al punto in cui si è già estesa, non ha probabilmente una grande efficacia nel rimettere in moto il moltiplicatore della moneta. Anzi, rischia di essere controproducente ai fini della profittabilità del sistema bancario nel momento in cui i depositi detenuti presso la Bce vengano severamente “tassati”. D’altro canto i margini “politici” del governatore, stretto in una sempre più netta eterogeneità di vedute nell’ambito del direttorio della BCE, si stanno assottigliando progressivamente. A nostro avviso Draghi nel corso di tutto il 2016 cercherà di restare in equilibrio queste forze opposte tendendo un po’ più a promettere che a fare. Questo non dovrebbe comunque impedirgli di estendere la portata della manovra di stimolo monetario nel corso dell’anno soprattutto se, come crediamo, ad un certo momento il dollaro si dovesse indebolire del 5-10%. Ci aspettiamo Un’ulteriore calo del tasso sui depositi bancari di 5 o 10 punti base, un aumento di 5 miliardi al mese degli acquisti di titoli nell’ambito del Qe e l’apertura ad una futura estensione della tipologia delle attività finanziarie oggetto del Qe. In linea generale i mercati reagiranno bene se venissero estese la quantità, la durata e la tipologia dei titoli oggetto del Qe, mentre reagiranno molto male se il Qe non venisse affatto modificato.

Patrick O’Donnell, Fixed Income Investment Manager Aberdeen AM. La Bce ha chiarito che ritiene che le misure adottate in passato stanno funzionando. Ma Draghi ha anche dato indicazioni importanti sul fatto che a marzo si potranno avere nuove misure, a valle delle nuove stime dello staff. Si tratterà probabilmente di nuovi tagli ai tassi sui depositi e incremento degli acquisti nell’ambito del Qe. I mercati reagiranno positivamente a qualsiasi misura ulteriore, più la politica monetaria sarà accomodante tanto maggiore sarà la normalizzazione dei mercati dopo un inizio d’anno nervoso. Se la Bce non dovesse muoversi, dopo aver fatto intendere che lo farà, i mercati reagirebbero male.

Massimo Siano, head of Southern Europe per ETF Securities. Mi aspetto semplicemente un aumento di potere e decisioni della Bce. Una Bce ancora più indipendente per aumentare la liquidità sul mercato. In Europa c’è ancora lo spettro della deflazione. I mercati reagiranno male
se i tassi d’interesse reali saranno negativi e non si interverrà in maniera più incisiva sul credito. I mercati reagiranno bene se la Bce aumenterà in maniera significativa la sua politica monetaria espansiva cioè aumenterà la liquidità sul mercato.

 

Testo ripreso dal blog “Gli Squali di Wall Street” su Blogspot.it