Credit Default Swap su Bank of America ai massimi storici

Un nostro piccolo commento: Bank of America e’ solo la punta dell’Iceberg rispetto ad altre realta’ come, giusto per fare un esempio, JP Morgan. Occorrera’ probabilmente un ulteriore giro di fusioni tra questi istituti.

A quanto riporta stamattina il Wall Street Journal, non c’è pace per Bank of America (BofA). Quella di ieri è stata l’ennesima giornata turbolenta per i suoi titoli nei mercati finanziari: per quanto gli analisti la ritengano molto più solida rispetto al periodo precedente la crisi del 2008, i timori sul suo conto restano consistenti.

Lo dimostra l’andamento dei prezzi dei credit default swap.

Secondo i dati di Markit Group, ieri il costo per assicurare per cinque anni l’equivalente di 10 milioni di dollari di bond della banca è salito a 435 mila dollari all’anno, per poi calare leggermente nel seguito della giornata. Nel giro di un mese, tale costo è più che raddoppiato. È stato così superato il record segnato nel mese di marzo del 2009: vale a dire in un periodo di piena recessione, in cui BofA era costretta a ricorrere agli aiuti pubblici per sopravvivere. Sempre nella giornata di ieri le azioni della banca hanno perso l’1,9% (raggiungendo i 6,30 dollari ad azione): in netta controtendenza rispetto al Dow Jones Industrial Average, che ha guadagnato il 3%. Il significato è immediato: i mercati non si fidano dei livelli di capitale di BofA. E a preoccupare è soprattutto la situazione nel breve termine: lo dimostra il fatto che – contrariamente a quanto accade di solito – i CDS della durata di un anno risultino più costosi rispetto a quelli quinquennali.

L’istituto, tramite i suoi portavoce, fa sapere di essere in grado di coprire i propri debiti nel corso dell’anno, avendo già messo da parte i capitali necessari. Secondo alcuni analisti, non sono le riserve di liquidità a dover preoccupare: se non altro perché il capitale, attualmente, è circa il doppio rispetto di quello detenuto durante la crisi finanziaria. Ma questo, evidentemente, non basta. E per placare un simile turbolenza finanziaria potrebbe rendersi necessaria una vendita di asset, oppure una immissione di azioni nel mercato.

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