Cambio di strategia e riorganizzazione generale dei servizi posso Credit Suisse. La fotografia di quanto sta accadendo fra i maggiori istituti europei è chiara: le banche stanno vivendo un periodo di forte cambiamento. Complice la crisi, ma anche la stretta sulla regolamentazione e un mercato in continua evoluzione, diverse banche nelle ultime settimane hanno annunciato nuovi piani di sviluppo.
L’aspetto più interessante è che molte di loro stanno procedendo su un unico binario. Che porta dritto dritto al private banking. L’ultima in ordine di tempo è stata Deutsche Bank, che per far fronte a un buco da 6 miliardi ha annunciato, oltre a 35 mila esuberi e il ritiro da 10 Paesi, anche un taglio del 50% del numero dei clienti serviti dalla divisione investment banking e, appunto, un rafforzamento delle aree private banking e wealth management.
In questa direzione sono andate anche le italiane Intesa, che a luglio ha rafforzato la banca private Fideuram, e Unicredit che ha lanciato Cordusio Sim dedicata al wealth management e affidata a un esperto del settore come Paolo Langé.
Approccio One Bank
Se però la tendenza della maggior parte di questi istituti sembra quella di spingere in direzione private lasciando indietro settori più volatili (come il corporate o l’investment banking) ce ne sono diversi che, come Credit Suisse, puntano invece a unire insieme le varie anime dell’organizzazione.
Il gruppo svizzero, che di recente ha annunciato nuove misure a livello globale, è infatti al lavoro per integrare il private banking con le altre divisioni e trasformare così la divisione in un «canale unico che offre consulenza su tutti i prodotti», spiega Stefano Vecchi, Responsabile del Private Banking del gruppo in Italia.
In pratica, il loro obiettivo è quello di «diventare sempre di più una banca integrata» e in questo senso «stiamo lavorando affinché il private banking diventi sempre di più una rete di coverage e di contatto con il cliente anche per quanto riguarda le soluzioni di investment banking e di asset management».
Se dunque l’investment banking si occupa di gestire soprattutto i grandi clienti corporate, il private banking diventa sempre di più il punto di contatto per il cliente “Ultra High” cui offrire anche servizi di investment banking. Dunque un approccio «one bank» in cui c’è un unico banker che segue il cliente a 360 gradi.
Oltre cento bankers a Credit Suisse
Questo nuovo modello, sottolinea Vecchi, «implica anche un cambiamento delle caratteristiche del private banker stesso, che deve saper dialogare e rapportarsi con l’investment banking». Per questo «stiamo investendo molto per portare a bordo non solo professionisti del mondo private ma anche persone con un background nell’investment banking e nell’m&a.
Peraltro abbiamo adottato molto questo approccio anche all’interno della nostra struttura, attingendo professionalità dall’investment banking».
Di recente nel team di Vecchi hanno fatto il loro ingresso Mario Bombacigno, quale responsabile della clientela High Net, e Carlo Manzato, nel ruolo di head of advisory & sales, entrambi da Unicredit, oltre che Giovanni Volpe, prima nel team di Corporate Finance di Bnp Paribas come responsabile delle operazioni di m&a e di equity capital market, e più recentemente Paolo Testi, in precedenza director Corporate & Investment Banking in Mediobanca.
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