Cryptodeer startup italiana che va a caccia di Ripple nella Silicon Valley

Lorenzo Gavazzeni e Matteo Assinnata sono due studenti del Politecnico di Milano con idee e obiettivi molto chiari: prendere quello che c’è di buono di Bitcoin e metterlo al servizio del settore dei pagamenti.

Il cuore della giovane impresa Cryptodeer è il software sviluppato in febbraio: “Siamo partiti proprio da quello che non quadrava in Bitcoin”, spiega Gavazzeni. Secondo l’ingegnere il tallone d’Achille della più nota criptomoneta è il guadagno legato al mining, ovvero all’attività di creazione della valuta stessa. “Abbiamo tolto questo aspetto in modo da eliminare speculazione e volatilità del valore”. I Tetra, così’ si chiama la moneta alla base del sistema di Cryptodeer, sono disponibili in un numero fisso e sono già stati tutti generati. A un Microtrera corrisponde un centesimo, a un Tetra un euro e così’ via. Così’ facendo gli investitori sono meno timorosi”, spiega il giovane ingegnere.

Anche la questione della tracciabilita’ e’ stata affrontata diversamente: “Ogni transazione è registrata e tramite i codici seriali è possibile bloccare il singolo Tetra nel caso, molto difficile, in cui venga duplicato o falsificato. Tutto lo storico è accessibile”.

Il resto risponde al bisogno a cui Bitcoin deve il suo successo: trasferire denaro in modo veloce, semplice, sicuro e abbattendo i costi. Gavazzeni fa l’esempio dei bonifici da una parte all’altra del globo, vedendosi come eventuale partner della banca interessata a dare questo servizio senza problemi. Per quello che riguarda le commissioni sulle transazioni, Cryptodeer mette sul piatto un competitivo 0,5%.

Testo ripreso dall’Atlante Fintech 2014 di Startup Italia