Un direttore finanziario serve a tutte le aziende

Sono tante le imprese in crisi e senza direttore finanziario che incontro oggi come consulente. E moltissime sono stravolte, disperate, avvilite da una crisi che non accenna a finire. Però bisogna guardare anche l’altra faccia della medaglia.

Al di là della retorica del piccolo imprenditore sbranato dalle banche, nel crac italiano di questi mesi, a dire il vero, abbiamo anche ravvisato molta improvvisazione, poca cultura di impresa, scarsa capacità di effettuare i dovuti cambiamenti in tempi rapidi e anche qualche cialtroneria.

In altri termini: l’incapacità di reggere la competizione.

La recessione sta facendo selezione, è vero, liberandoci di chi è inadeguato a stare sul mercato, dai mille furbetti che sono rimasti immeritatamente a galla nella grande palude.

INGHIOTTITI SANI E MALATI. La crisi inghiotte le nostre imprese a ritmi impressionanti. E nel caos muoiono i sani e i malati.

Ma se vogliamo raccontare il futuro, cosa c’è domani, non possiamo fermarci ai necrologi.
Ripeto spesso che probabilmente la responsabilità è anche della consulenza “standard”, molto capace finora di organizzare dei bellissimi funerali, ma non in grado di curare il malato, anche se terminale o, peggio ancora, poco attenta al paziente sano che potrebbe contrarre qualche virus.

CONSULTAZIONI? QUANDO È TARDI. Mai analisi preventive, decisioni coraggiose, sempre a sostenere gli stessi criteri di gestione, ma soprattutto sempre consultazioni post: quando il paziente è morto.

Mi imbatto spesso in organizzazioni che hanno scarsa cultura finanziaria e si affidano a consulenti (soprattutto commercialisti-fiscalisti) che hanno una professionalità in materia finanziaria generica e poco incline alla gestione dei “momenti difficili” e che spesso sono stati concausa dei default aziendali.
Ma non dobbiamo meravigliarci perché i commercialisti-fiscalisti hanno grandissima competenza in materia contabile-amministrativa-fiscale e per quelle skill dovrebbero essere interpellati.

L’ITALIA SI AFFIDA AL ‘TUTTOLOGO’. Nel nostro Paese però, nel corso degli ultimi 40 anni, le aziende si sono rivolte a questi professionisti anche per essere consigliati in merito al medico da interpellare per la tonsillite del figlio.
Una sorta di “tuttologo” che tutto sa e che tutto risolve a cui veniva (e tuttora viene) affidata la responsabilità della intera gestione della azienda e dei relativi problemi personali. E non parliamo della consulenza finanziaria, altra sconosciuta.

Anche alle piccole aziende serve il direttore finanziario

Basta. Siamo indietro: negli altri Paesi occidentali anche le piccole aziende si servono di figure specializzate con competenze sviluppate in ambito finanziario.
Anche le piccole aziende hanno bisogno, soprattutto nei momenti di crisi, della figura del direttore finanziario, del Cfo (Chief financial officier) magari attraverso la soluzione del temporary management, un noleggio del professionista nell’ambito di un legame di durata medio-lunga (2-3 anni) sebbene contrattualmente possa essere sezionato in periodi di durata inferiore (da 6 mesi a 1 anno, eventualmente rinnovabili).

CONSOLIDA GLI AFFARI. Si garantisce, così, un affiancamento – più o meno costante e duraturo – all’imprenditore che, integrandosi con il suo consulente, potenzia e consolida la propria azienda e i propri affari.

Il ruolo del direttore finanziario, quindi, si propone di affiancare il libero imprenditore, specializzato nel suo settore, supportandolo, al fine di liberare risorse per la propria attività, facendo sì che il sistema bancario sia un partner «paritario» e, dunque, gli oneri finanziari non prendano una rilevanza eccessiva nell’architettura del bilancio.

DECISIONI PIÙ PONDERATE. Sarà cura del direttore finanziario organizzare la filiera dei dati di partenza (contabili e extra-contabili) circa la loro disponibilità, precisione e, elemento fondamentale, tempestività, affinché tutto sia coerente, corretto e utile per fornire una costante indicazione strategica, da un punto di vista finanziario, all’imprenditore affinché lo stesso possa prendere decisioni valutando tutti gli elementi di competenza del consulente.

SPESSO SACRIFICATO PER COSTI. Perché il Direttore Finanziario a noleggio? Perché spesso le aziende, gli artigiani, i commercianti e coloro che – in generale – svolgono un’attività economica in proprio, non hanno la forza di avere stabilmente, all’interno della propria organizzazione, una figura simile.

L’imprenditore – a qualsiasi gruppo economico appartenga – svolge in prima persona solo una porzione delle attività del Cfo, rinunciando implicitamente quindi ai benefici che una figura professionale ad hoc potrebbe portare alla sua azienda.
Il lavoro del direttore finanziario si colloca a metà strada tra i compiti tipicamente affidati allo studio commercialista e le esigenze dell’azienda.

Per opporsi al declino bisogna adattarsi

direttore finanziario
Ecco le banche con cui deve trattare il direttore finanziario

Però limitarsi ora a raccontare chi è caduto e chi cadrà non basta più.
Io ho due figli e sto tentando di capire se l’Italia è ancora un Paese per loro. E questa professione mi permette di percorrere il nostro Paese da Nord a Sud, ragion per cui mi imbatto anche nell’Italia che ci crede, nonostante il vento cattivo che soffia contro.

TROPPO EGOCENTRISMO. Le persone e le aziende che ce la fanno a resistere alla crisi sono generose, innovative, rinnegano il passato e il consolidato egocentrismo (malattia diffusa tra gli imprenditori).

Incazzati, disillusi e un po’ folli, però mai stanchi di provare a combattere.
Con un filo che lega tutte le storie di successo: la capacità di adattarsi al cambiamento con tempestività.
Per opporsi al declino, hanno sviluppato la fantasia e il senso di comunità coinvolgendo attivamente chi «sollecita il processo di cambiamento», la consulenza come temporary management attivo e responsabile del successo aziendale.
Riuscendo ad ‘anticipare’ le banche per la rivendicazione dei propri diritti, a migliorare i fatturati in situazioni disperate o quantomeno a realizzare margini operativi lordi migliori rispetto al passato.

LA CRISI SI PUÒ VINCERE. E dimostrando che in Italia la crisi si può ancora vincere. Ma cambiando e facendo cose diverse da quelle finora attuate.
Solo coinvolgendo la consulenza specialistica e i giovani (ricambio generazionale) nelle aziende si possono tenere accesi sogni e desideri. Perché non può esserci impresa impossibile senza coraggio e senza umanità.

Fonte: blog “Gli Squali di Wall Street” – squaliwallstreet.blogspot.com