Prima di cominciare vorrei dire che nutro ancora ancora una flebile speranza nel Presidente della Repubblica ovvero che egli doverosamente respinga e faccia tornare alle camere la conversione del Decreto Imu-Banca d’Italia, negando la sua firma. Se non altro per la banale ragione che la stessa legge contiene due elementi del tutto distinti ed eterogenei e che anzi lo stratagemma di metterli insieme sa tanto di ricatto: O si converte il decreto sull’aumento del valore delle quote di Banca d’Italia o si fa pagare l’Imu agli italiani.
Vediamo se Giorgio Napolitano saprà smentire o confermare nei fatti l’appellativo di “Boia” che si è preso dal deputato del Movimento 5 Stelle Giorgio Sorìal. E ora arrivo al punto: Da quale necessità nasce il clamoroso regalo fatto alle banche sia in termini patrimoniali che in prospettiva in termini di conto economico?
In termini patrimoniali: Le banche che si trovano in pancia quote di Banca d’Italia vedono artificialmente aumentare un attivo patrimoniale su cui calcolare i requisiti di solvibilità (Bce e tedeschi permettendo), si tratta di un artificio contabile in quanto nella realtà in caso di necessità le quote di banca d’Italia non “sarebbero” facilmente liquidabili. E vorrei farvi riflettere sul fatto che nel decreto è stabilito il limite del 3% alla partecipazione di ciascuna banca privata nel capitale di Banca d’Italia e dunque qualcuono dovrà ricomprare le quote in eccesso e verosimilmente sarà lo Stato …. ma ad un prezzo infinitamente più grande di quello precedente (dubito che le banche tedesche o francesi si affanneranno a comprare quote di Banca d’Italia al prezzo rivalutato) realizzando così un improprio aiuto di stato senza ottenere in cambio nulla (cioè senza avere quote di capitale o il controllo della banca aiutata)
In termini di conto economico futuro: siccome i dividendi sulle quote di Banca d’Italia sono commisurati con il valore nominale delle quote, il loro innalzamento provoca un enorme aumento dei dividendi annuali distribuiti alle banche dalla Banca ‘d’Italia, e in ultima analisi di un improprio impoverimento del patrimonio pubblico a favore di istituti bancari. E’ vero che in cambio le banche sarnno extra-tassate per circa 1,5 miliardi di euro ma in capo a meno di 3 anni esse riceveranno indietro con gli interessi le tasse anticipate oggi.
Aggiornamento del 30 gennaio 2014 – Il governo ha deciso di ricapitalizzare le banche italiane dalla porta di servizio, non solo e non tanto attraverso l’erogazione da parte della Banca d’Italia di dividendi, a valere su utili netti, che non potranno comunque eccedere il 6% del capitale rivalutato della banca centrale (quindi l’importo di 450 milioni di euro annui in dividendi è solo un massimo teorico, per avere idea della grandezza guardare qui) [n.d. fk prima il dividendo era 15.600€, si avete letto bene], ma soprattutto attraverso il riacquisto (dalle banche) da parte della medesima di proprie quote eccedenti il 3%. Decisione assai discutibile, gravida di potenziali scompensi futuri di varia natura, oltre che del rischio non trascurabile di finire un giorno a distribuire a banche private l’utile da signoraggio della Banca d’Italia o di rivalutazioni che in nessun caso hanno natura riveniente da attività privata e privatistica del nostro istituto centrale. Si è partiti con l’idea di fare cassa minima per pagare parte della maledetta Imu prima casa 2013, si è finito col dirottare la creatività verso ambiti più ampi e rilevanti. Ancora una volta, non si può che sperare che il buonsenso prevalga.
Dunque arrivo al punto: sul perchè è stato creato un meccanismo per cui lo Stato e Banca d’Italia, sia attraverso un aumento di valore delle quote di Banca d’Italia (in mano alle banche private) che verranno ricomprate dallo Stato Stesso a prezzo super maggiorato, sia attraverso un copioso flusso di dividendi stanno ricapitalizzando alcune banche italiane, guarda caso quelle a più a diretto controllo politico grazie alle MALEDETTE fondazioni bancarie.
Si tratta semplicemente di far mantenere il controllo delle banche italiane alle Fondazioni Bancarie a nomina politica, niente di più. In realtà il 100% delle banche italiane è perfettamente in grado di andare sul mercato ed effettuare gli aumenti di capitale necessari per riequilibrare la propria situazione patrimoniale.
NON E’ UN PROBLEMA DI MANCANZA DI CAPITALI ma DI CONTROLLO.
Perchè alcune fondazioni bancarie A NOMINA POLITICA, NON hanno i soldi per effettuare l’aumento di capitale e dunque perderebbero il controllo delle banche da ricapitalzzare. Dunque con questo meccanismo lo Stato usa i soldi dei cittadini per rafforzare le banche mantenedo al potere lo stesso azionariato di controllo che ha creato il disastro, e ogni riferimento alla Fondazione Monte Paschi e alla Fondzione Carige NON è casuale (per fare due esempi).
In sintesi: ancora una volta vi prego di aprire gli occhi, qui non siamo di fronte al Gomblottone Euro-Tedesco per mettere le mani sulle “preziosissime” quote di Banca d’Italia, nessun tedesco si sogna neppure di notte di buttare nel cesso soldi per acquistare quote di Banca d’Italia megarivalutate.
No ancora una volta, per l’ennesima volta, siamo di fronte al furto legalizzato di beni pubblici accumulati con decenni di tasse degli italiani in favore di una ristretta casta di schifosi poteri deboli italiani. Solo italiani.
Articolo ripreso dal sito Rischiocalcolato.it – Autore: FunnyKing