Se si vuole capire cosa stia succedendo sul mercato del credito all’economia reale (famiglie e imprese) bisogna fare un po’ di fatica, e combattere con troppi numeri, perché i numeri vengono sparacchiati da più parti senza mai un raccordo tra di loro. Ho provato a fare un po’ d’ordine per capire meglio alcune delle dichiarazioni che sono fatte in questo convulso periodo di stress-test, TLTRO e QE, arrivando a conclusioni approssimative.
A chi va il credito?
Innanzitutto partiamo dal magazzino per vedere a chi hanno fatto credito le banche, basandoci sui dati del bollettino della Banca d’Italia (Moneta e banche) dell’ultima rilevazione di agosto. Il 43% pari a circa 820 miliardi viene concesso a imprese, il 19% alle famiglie per i mutui casa e il 12% per il credito al consumo e altri prestiti. Il restante 26% va alle Pubbliche Amministrazioni e ad altri residenti (istituzioni finanziarie) su un totale di circa 1.900 miliardi.
Quindi al settore privato, alle famiglie e alle imprese vanno circa 1.230 miliardi, suddivisi per tipologie e scadenze diverse. Circa 300 miliardi a breve termine, quasi tutti usati dalle imprese, e 930 miliardi in mutui con scadenza oltre i 12 mesi prevalentemente oltre 5 anni (790 miliardi). – vedi grafico sotto.
Si può immaginare che le rate di rimborso di questi finanziamenti a scadenza medio-lunga rappresentino il principale flusso di credito che viene ritirato ‘fisiologicamente’ dalle banche. Ipotizzando durate diverse per i mutui alle imprese, per i mutui casa e il credito al consumo si può arrivare a una stima di ‘rientri di credito’ nell’ordine di 130 miliardi all’anno, escludendo il credito alla PA.
Perciò solo per rimanere a crescita zero le banche dovrebbero rimpiazzare ogni anno 130 miliardi all’anno, erogando altrettanti finanziamenti. Sulla parte a breve termine ipotizziamo che essendo in funzione dell’andamento commerciale delle imprese e della loro liquidità debba rimanere sostanzialmente invariato come accade per il PIL.
Il magazzino scende nonostante le nuove erogazioni Se prendiamo i risultati semestrali delle prime sette banche italiane e confrontiamo i crediti alla clientela a fine dicembre 2013 con quelli a fine giugno scopriamo che sono scesi di 15 miliardi, passando da 638 miliardi a 623 miliardi. Sono stati scelti volutamente dati espressivi del solo mercato Italia, utilizzando quelli della sola Banca dei Territori per Intesa SanPaolo, dell’Italia per Unicredit ed escludendo il perimetro Italease dal Banco Popolare.
Le 7 principali banche coprono circa il 35% dei prestiti a famiglie, imprese e PA. Per questo campione significativo la somma tra nuove erogazioni e rientri di vecchi finanziamenti ha portato a un calo ulteriore di 15 miliardi in 6 mesi. E’ praticamente impossibile determinare l’entità del calo sulle 3 tipologie di clientela: famiglie, imprese e PA, ma si può immaginare che sia stata più intensa sulle imprese, se consideriamo che i dati sulle nuove erogazioni di mutui casa sono tutti dichiarati in ripresa.
Le nuove erogazioni non rimpiazzano il credito scaduto
Dopo avere letto le dichiarazioni dei CEO di Unicredit e di Intesa che hanno menzionato rispettivamente nuove erogazioni nel 2014 per 15,5 miliardi e 22 miliardi rispettivamente (solo medio-termine per Intesa) possiamo dedurre che le nuove erogazioni nei primi 9 mesi dell’anno corrispondano all’incirca al 10-12% del magazzino crediti a fine 2013 e che quindi per le prime 7 banche possano arrivare a fine anno anche con la spinta dei fondi TLTRO al 15% per un totale di 90 miliardi nell’arco del 2014. Dal resto del sistema, un po’ meno aggressivo in questo periodo, ci si può attendere un flusso di erogazioni nell’ordine del 7-10% dello stock, quindi pari almeno a 100 miliardi. Tutto sommato parliamo di nuovo credito per 190 miliardi. Nuovo in quanto oggetto di nuove valutazioni sul rischio di rimborso.
Tuttavia se nei primi 8 mesi del 2014 il credito è complessivamente calato di altri 25 miliardi è evidente che le nuove erogazioni non coprono la somma dei rimborsi naturali e delle richieste di rientro. Quindi a fronte di potenziali 190 miliardi di nuovo credito potremmo stimare riduzioni e rientri nell’ordine di 220 miliardi per il 2014.
Ecco spiegato forse l’equivoco tra i banchieri che sostengono pubblicamente di erogare molto credito all’economia e le imprese che dicono di non riceverne abbastanza.
L’aritmetica del credito dice che:
1) non è vero che le banche non fanno più credito, ovviamente. Nel 2014 erogheranno nuovi crediti all’incirca per un importo pari al 10% del loro magazzino totale.
2) è vero però che a fronte di nuovi crediti erogati, continuano a ricevere rimborsi in modo fisiologico o forzando i rientri per valori più elevati, seguendo un obiettivo di costante alleggerimento degli attivi (de-leveraging) e questo spiega il calo complessivo che sta rallentando ma prosegue mese dopo mese;
3) è altrettanto vero che nello scambio tra crediti vecchi che rientrano e crediti nuovi che erogano stanno cercando di spostarsi velocemente su rischi e imprese meno pericolosi;
4) la riduzione del credito tocca di fatto solo le imprese e le micro-imprese come mostra quest’ultimo grafico che confronta gennaio 2014 con agosto 2014: alle imprese sono stati tolti 18 miliardi, alle piccole imprese 3 miliardi, mentre la riduzione del credito a famiglie e PA è molto più ridotta.
5) è abbastanza evidente che vi sia una contrazione nel credito a breve termine, ben superiore alla riduzione del PIL. Il credito a breve non viene rinnovato nella stessa misura del passato e rappresenta almeno metà della riduzione complessiva al sistema imprese.
Articolo ripreso da linkerblog.biz -Autore_F_Bolognini