Fuori dai pasticci economici dell’Europa Unita, la Turchia è più che mai la porta d’ingresso del Medio Oriente, una posizione strategica che sta facendo crescere l’economia a ritmi che i vicini europei neppure sono più in grado di sognare. Ed infatti a Istanbul molti benedicono il giorno in cui Bruxelles sbarrò loro l’ingresso nell’Unione Europea.
A dieci anni dall’inizio dell’invasione dell’Iraq da parte delle forze di coalizione, chi sta raccogliendo i frutti della ricostruzione del nuovo Iraq non sono gli Stati Uniti ne’ gli alleati europei, ma Ankara. Nell’ultimo decennio le esportazioni turche in Iraq sono aumentate del 25 per cento raggiungendo un valore complessivo di 10,8 miliardi di dollari. E questo è solo l’inizio. Man mano che l’Iraq si arricchisce, grazie allo sfruttamento delle sue riserve petrolifere, la domanda di prodotti turchi potrebbe crescere e superare i 2 mila miliardi di dollari annui.
Le similitudini tra i due paesi facilitano lo scambio dei prodotti, a detta di molti esportatori basta tradurre le istruzioni per l’uso in arabo. Turchi ed iracheni, insomma, hanno gusti molto simili. La porta d’ingresso in Iraq rimane però il Kurdistan, una regione che al momento assorbe circa il 70 per cento delle esportazioni provenienti dalla Turchia. Non sorprende quindi che i legami commerciali e diplomatici di Ankara con il governo del Kurdistan iracheno siano solidi ed in continua espansione: circa 1.000 imprese turche operano nel Kurdistan iracheno, tra cui banche, supermercati e catene alberghiere.
Ma i legami con il Kurdistan potrebbero compromettere quelli con Baghdad. I rapporti tra le tre principali regioni del Paese sono tesi a causa della distribuzione dei profitti petroliferi. Di recente, il tentativo di penetrazione dell’industria petrolifera kurda da parte di imprese turche, appoggiate dal governo di Ankara, ha suscitato le ire di Baghdad che ha minacciato di interrompere parte dei rapporti commerciali con la Turchia.
Nonostante l’oro nero iracheno faccia gola a molti, forse è meglio lasci are che a gestirlo siano gli iracheni. La vera ricchezza per Ankara è il commercio con questo Paese, per il quale geograficamente la Turchia è un canale di accesso e comunicazione importantissimo con i resto del mondo.
Autore: Loretta Napoleoni Fonte: caffe.ch