L’Europa concede uno sconto sul patrimonio di garanzia delle banche italiane

Uno sconto del 25 per cento sul patrimonio di garanzia da possedere per gli impieghi verso le piccole imprese fino a 5 milioni di euro di fatturato: è questa la “sorpresa” di Pasqua che gli imprenditori non solo italiani dovrebbero vedersi arrivare, sempre che le banche approfittino poi dei nuovi margini d’azione che gli concederà l’Eba.

Perché è appunto l’European banking autorithy ad essersi finalmente decisa: e a star predisponendo una direttiva che autorizza al nuovo e più favorevole computo dei “ratio” patrimoniali da osservare a fronte degli impieghi.

Un retroscena probabilmente destinato a rimanere per sempre ufficioso è che nella trattativa con l’Eba che ha impegnato tutte le associazioni bancarie europee sono state quelle italiane a spingere in maniera particolare e a trovare particolare ascolto presso l’ex, un po’ oscuro, funzionario di Banca d’Italia Andrea Enria, inopinatamente ritrovatosi a capo dell’istituzione europea più potente, dopo la Bce, in materia creditizia e, paradossalmente, come la Bce del tutto autoreferenziale, nel senso che pur essendo stata nominata dalla Commissione europea di fatto fa politica in modo autonomo.

Ma come si applicherà, in concreto, il “buono pmi” che l’Eba ha deciso di concedere alle banche? Un passo indietro per capirlo. Oggi si sa che l’elemento-chiave per la stabilità bancaria presidiato dall’Eba – naturalmente in sintonia con gli accordi di Basilea 3, la cui piena applicazione è stata peraltro e nel frattempo rinviata al 2014 – è il cosiddetto coefficiente Tier 1: significa che ogni 100 euro prestati, le banche devono averne almeno 9 in cassa, investiti in asset di prima qualità (a trovarli! Visto che i titoli di Stato non sono più considerati tali).

Ne deriva che non potendo aumentare il patrimonio le banche hanno bloccato gli impieghi. Ebbene, nel caso dei prestiti alle imprese che fatturano fino a 5 milioni di euro, questo rapporto 9 a 100 si ridurrà del 25%, cioè scenderà al 6,75%. Salvo aggiustamenti e limature sarà questa la “portata” della concessione. Rilevante? Molto, per l’Italia, che è il “regno” delle piccole imprese: si calcola che nel nostro Paese di questa “taglia” ci siano almeno 3 milioni di aziende.

Nel frattempo, però, l’Eba non rinuncia al suo peraltro discusso ruolo di “vigilante” del mercato, sopra e al di là delle vigilanze bancarie nazionali. Tanto che in queste settimane Enria sta discutendo con Draghi su una nuova “tornata” di stress-test che dovrebbe partire quanto prima, probabilmente in estate.  “Sì, stiamo discutendo nuovi stress test sulle banche europee, ma i tempi sono ancora da decidere”, ha confermato Enria qualche giorno fa.

Non dimentichiamoci, però, che questi “stress test” hanno ampiamente dimostrato di essere del tutto inutili: il colosso franco-belga Dexia, che l’anno scorso è stato “salvato” dai due Stati di appartenenza con un mega-aumento di capitale che lo ha fatto diventare pubblico per salvarlo dal crack, aveva appena brillantemente superato lo stress-test. Anche se, invece, nell’ottobre scorso il Montepaschi era stato l’unica delle cinque banche italiane sottoposte ai test a non superare l’esame.

 

Articolo ripreso da affaritaliani.it, autore: Sergio Luciano