La risposta è ovvia: per fare impresa bisogna stamparsi bene nella testa che senza le banche è possibile farcela lo stesso. Sia a vivere sia a lavorare. Le piccole e le medie imprese possono fare investimenti e crescere anche riducendo all’osso il sostegno di chi nel tempo le ha conciate così male.
Come? Tanto per cominciare servendosi di figure professionali innovative e poi puntando su forme di sostentamento che escono dalla logica bancaria.
Iniziamo a parlare del primo punto. Siamo indietro: in tutti gli altri Paesi occidentali anche le piccole aziende per migliorare il loro business si rivolgono a figure specializzate, con vasta competenza in ambito finanziario, senza passare per quelle suggerite dalle banche che non fanno certo l’interesse dell’imprenditore nel fare impresa.
Soprattutto nei momenti di crisi, c’è bisogno di un direttore finanziario, del Chief financial officer (Cfo) da ingaggiare con la soluzione del temporary management: un «noleggio del professionista» per un periodo medio-lungo di due-tre anni, sebbene contrattualmente suddivisibile in tranche di durata inferiore, da sei mesi a un anno, eventualmente rinnovabili.
Si garantisce così un affiancamento abbastanza costante e duraturo all’imprenditore, ma soprattutto alle nuove generazioni: figli, nipoti, parenti del titolare che, integrandosi con il consulente, potenziano e consolidano le loro conoscenze e di conseguenza la propria azienda e la capacità di fare impresa.
Il Cfo, con le sue competenze specialistiche e le sue abilità è in grado di tenere testa all’intero sistema bancario che in questo modo non può vessare il cliente nel solito rapporto “Davide contro Golia”.
Sarà cura del Chief financial officer organizzare la filiera dei dati di partenza, contabili ed extra-contabili, affinché tutto sia corretto e pronto per fornire all’imprenditore una costante indicazione strategica dal punto di vista finanziario.
Perché il Cfo a noleggio? Spesso le aziende, gli artigiani, i commercianti e coloro che svolgono un’attività in proprio non hanno la facoltà economica di assumere in modo stabile una figura simile.
L’imprenditore, pertanto, può svolgere in prima persona solo una parte delle attività di competenza del Cfo, rinunciando implicitamente ai benefici che un professionista del genere potrebbe portare alla sua azienda.
Non solo. Oggi la formula vincente per le imprese è avere sempre dei costi variabili, flessibili: un Chief financial officer a noleggio è sicuramente una soluzione che vira in quella direzione.
Quali sono le sue competenze? Analisi di bilancio; pianificazione dei costi aziendali; attività di budgeting finanziario, quindi programmazione degli interventi futuri; stesura e revisione del business plan; gestione della forbice incassi-pagamenti; formazione specialistica di chi lavora in azienda; ristrutturazione del debito; rapporti con gli enti pubblici per il reperimento di bandi per finanziamenti agevolati; gestione dei rischi finanziari; reperimento delle risorse e, appunto, gestione dei rapporti con gli istituti di credito al fine di tutelare realmente il cliente, gestione dei rapporti con i fornitori forti.
Nella mia attività di consulenza, a volte basta fare poche semplici domande al piccolo imprenditore per capire che nel calcolo del suo utile netto la componente degli oneri finanziari viene data quasi per dovuta, scontata come se fosse una “tassa”, senza alcun margine di negoziazione e che per esempio i “costi familiari” non sono altro che degli “anticipi di presunti utili” .
Ma di questo parleremo più in là: ora ci basta dire che solo se ci rivoluzioniamo ogni giorno possiamo uscire dalla crisi. E nei cambiamenti necessari occorre assumere consapevolezza che senza queste nuove figure professionali il cammino è segnato.
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