Il fondatore di Eataly Oscar Farinetti ci espone la sua visione del futuro

Oscar Farinetti, il fondatore di Eataly, ci racconta la sua visione del futuro e su come assisteremo ad una rinascita della imprenditorialita’ in Italia.

Oscar, sarà questo l’anno del cambiamento?

Speriamo. A questo punto non si può più prevedere nulla. Per cambiare è necessario che si cambino le persone.

Qual è l’insegnamento più significativo che possiamo raccogliere dalla crisi economica degli ultimi anni?

Come sosteneva già Albert Einstein la creatività è una caratteristica che nell’essere umano aumenta nei momenti di maggiore crisi. La crisi, infatti, può essere una grande opportunità per chi sa reagire attraverso la creatività. Dai momenti di crisi più profonda possono nascere idee favolose che ribaltano le sorti delle situazioni.

Come nasce un’idea imprenditoriale vincente?

Un’idea vincente nasce sempre dall’analisi che è la fase che non si può sbagliare. L’analisi è costituita da una lucida visione dello scenario, dall’intuizione della breccia nella quale ci si infila con la propria idea e non si pensa ad altro per mesi. Prima o poi l’idea arriva. Ci sono poi due modi per capire se è buona. Se la si racconta ad amici e conoscenti e dicono “ci avevo già pensato io…” siete sulla buona strada. Se riuscite a spiegarla in 12 parole anche!

Considera strategico coltivare i talenti nelle aziende? Li considera un driver importante per un cambio di passo del  nostro paese?

Le aziende che funzionano bene in questo senso sono quelle in cui il capo pensa che esistono persone con più talento di lui. I talenti devono nascere dentro l’azienda partendo da zero in modo tale che i talentuosi possano imparare a ragionare all’unisono con l’azienda stessa facendo squadra. L’individualismo è il male assoluto dell’impresa mentre la creatvità dei gruppi di lavoro è un bene prezioso da stimolare e coltivare.

Quali sono secondo lei le aziende leader in innovazione e gestione dei talenti?

In Italia ne abbiamo molte. Nel campo del design e della cura della persona penso per esempio a Luxottica che per gli occhiali è oggi leader mondiale grazie al talento del management. Nel design automobilistico penso a Giugiaro: ancora oggi la famiglia Giugiaro in prima persona è impegnata in azienda. Nel campo della produzione di cibi cito sia Ferrero sia Barilla, quest’ultima soprattutto nel settore biscotti. Voglio però anche spezzare una lancia a favore delle decine di migliaia di aziende artigianali italiane che lavorano con passione e che spesso sono portate avanti da generazioni della stessa famiglia.

Quanto la “meritocrazia” incide nelle performance di una azienda?

Incide molto tuttavia non deve essere un’ossessione. Spesso nelle aziende ci sono persone avvantaggiate che appaiono più meritevoli ma è necessario dare spazio a chi parte con meno vantaggi.

Per un imprenditore, in questo momento, è più difficile ricostruire in Italia o “seminare” all’estero?

Diciamo che è molto più profittevole l’estero. Ricordate questo numero, 0,83: la percentuale dei cittadini italiani rispetto al mondo. Noi italiani siamo lo 0,83% degli abitanti del mondo. Il 99,17% degli altri esseri umani ci guarda perché l’Italia li attrae: è figa diremmo noi, cool dicono loro. Tutto il mondo desidera lo stile italiano, ma l’Italia è un mercato difficile. All’estero c’è più spazio ma naturalmente occorre superare le barriere, adattarsi culturalmente, studiare le diverse situazioni.

Un manager di successo è potenzialmente un uomo capace in politica? Qual è la prima cosa che farebbe se fosse un politico?

Non è detto che un manager di successo sia un politico capace ma certamente ha delle qualità importanti. Penso per esempio alla capacità di ottenere il massimo da ogni progetto cercando di gestire le imperfezioni che spesso sono alibi per i politici per non fare nulla. Ciò che farebbe un manager di successo entrando in politica è semplificare tutte le procedure per permettere al numero maggiore possibile di persone di fare impresa.

Secondo lei, che ruolo hanno banche e istituzioni nel sostegno alle imprese?

Le istituzioni in Italia non sostengono troppo le imprese per via delle regole faragginose e complicate che abbiamo e soprattutto non aiutano le imprese a trovare i loro spazi.
Le banche dovrebbereo tornare a comprare i soldi da chi li ha e prestarli a chi non li ha. Inoltre penso che dovrebbero mettere i loro talenti, le loro persone migliori, a finanziare i migliori progetti sul mercato.

Che impatto avranno il digitale e le nuove tecnologie sulle iniziative di business future?

Hanno e avranno un impatto enorme che nella prima fase sta distruggendo posti di lavoro creando uno schok nella nostra società. Credo però che il digitale e le nuove tecnologie diventeranno una grande opportunità per le giovani generazioni che potranno usufruire di questi strumenti per creare nuovi posti di lavoro.

 

Fonte: icbpi.it