Forte rischio di insolvenza per le aziende italiane nel 2013

I risultati dell’Osservatorio CRIBIS D&B sulla rischiosità commerciale delle imprese italiane sono drammatici. A fine 2012 l’affidabilità potenziale delle imprese è ulteriormente diminuita, mettendo in forse i pagamenti dovuti ai fornitori anche da parte di clienti che non avevano mai dato problemi. Le piccole imprese continuano a presentare le maggiori difficoltà; sud e isole le aree più critiche.
A fine dicembre 2012 l’11,26% delle imprese italiane presentava un’alta rischiosità di generare insoluti commerciali nei confronti dei propri fornitori nei 12 mesi successivi, mentre un altro 45,89% si caratterizzava per una rischiosità media. Solo nel 6,08% dei casi si osservava una rischiosità bassa (nel 2008 invece era quasi al 10% la percentuale di imprese totalmente affidabili) e, per il restante 36,77% del totale, medio – bassa.

È quanto emerge dall’Osservatorio sulla rischiosità commerciale realizzato da CRIBIS D&B, società del Gruppo CRIF specializzata nelle business information, che analizza il grado di affidabilità delle imprese italiane e la loro capacità di fronteggiare gli impegni presi nei confronti dei propri fornitori, con la conseguente probabilità di generare insoluti commerciali nei 12 mesi successivi.

Nello specifico, l’analisi di CRIBIS D&B mette in evidenza come, a 5 anni dall’inizio della crisi, le difficoltà delle imprese italiane non siano assolutamente superate. Al contrario, molte imprese che a fatica erano riuscite a non soccombere durante questa durissima fase congiunturale, spesso anche facendo ricorso all’impiego diretto di capitali propri, stanno accentuando i segnali di repentino cedimento con evidenti ripercussioni anche sui propri partner commerciali. Questo fa sì  che molti fornitori si trovino, quasi inaspettatamente, a dover gestire insolvenze da parte anche di clienti storici, che si erano sempre dimostrati solidi e buoni pagatori.

“I dati che abbiamo rilevato a fine 2012 confermano l’impressione generale di un contesto economico tendenzialmente più rischioso e, soprattutto, più ‘fluido’, cioè maggiormente caratterizzato da cambiamenti repentini, sia a livello di controparti (clienti e fornitori), sia a livello di andamento di mercato – illustra Marco Preti, Amministratore Delegato di CRIBIS D&B -. Basti pensare che, nel corso del 2012, 1 insoluto grave su 4 è provenuto da clienti con un’anzianità superiore ai 5 anni, quindi da clienti storici che si pensava di conoscere bene e su cui di solito le aziende sono molto esposte sia come valore della fornitura, sia come tempi di pagamento”.

Rischiosità commerciale in costante crescita

Dall’analisi comparata degli ultimi 5 anni emerge una netta tendenza al peggioramento della rischiosità commerciale, con le imprese inserite nella fascia a massima rischiosità che sono progressivamente aumentate, passando da una quota pari all’8,99% del 2008 all’11,26% dell’ultima rilevazione. Nel medesimo periodo di osservazione, la percentuale di imprese caratterizzate da una bassa rischiosità è diminuita, passando dal 9,53% del 2008 fino al 6,08% di fine 2012.

A conferma del progressivo deterioramento della situazione, ugualmente tra il 2008 e il 2012 la percentuale di imprese con una rischiosità media di generare insoluti commerciali è cresciuta di 10,94 punti percentuali e ha raggiunto il 45,89% del totale mentre si è progressivamente ridotta la quota di imprese con rischiosità medio-bassa (-9,76 punti percentuali in 5 anni).

 

Articolo ripreso da crif.it