Il rapporto franco-tedesco rimane anche in questo 2012 cruciale per un’eventuale uscita dalla crisi economica. In un momento simile ogni sbaglio dovrebbe essere riconosciuto e corretto, e ogni errore di prospettiva dovrebbe essere evitato.
Lo sbaglio, grave, è rappresentato da tutte le voci antitedesche che si sono levate in Francia. “Un’Europa con la forza” (Marine Le Pen, Fronte nazionale); “la politica alla Bismarck della Merkel” (Arnaud Montebourg, socialista); Nicolas Sarkozy è diventato il “Daladier di Monaco” (Jean-Marie Le Guen, socialista. Il riferimento è al patto con Hitler del 1938); “capitolazione” (Martine Aubry, segretaria del Partito socialista). Queste parole rischiano di “risvegliare vecchi demoni”, per riprendere il titolo dell’ottimo libro dell’economista Jean Pisani-Ferry.
Rifiutare questi atteggiamenti che insultano la storia non significa non poter criticare il nostro grande partner: la sua lentezza a reagire negli ultimi due anni alla crisi dell’euro e la sua ossessione per la disciplina di bilancio sono decisamente discutibili alla luce della recessione.
Ma le parole non sono mai innocenti, e le affermazioni di François Hollande (candidato socialista alle elezioni presidenziali francesi del 2012) sul Journal du dimanche (“Evitiamo le parole che feriscono”) rimangono molto timide.
Bisogna inoltre dire che la forza di Berlino è anche la debolezza di una Francia la cui credibilità finanziaria è in crisi da molto tempo. I francesi vogliono bene all’Europa, a condizione che sia francese.
L’errore di prospettiva riguarda invece i mezzi per risolvere la crisi. Le discussioni tra la Francia e la Germania si concentrano sulle sanzioni automatiche contro i paesi spendaccioni; sulla riforma dei trattati (Come? Quando? A 27 o a 17 membri?) e sul ruolo della Corte di giustizia, i cui interessi sulla natura dell’Unione sono reali. Questi negoziati vertono sui mezzi per tranquillizzare i creditori assicurando che i loro crediti non saranno cancellati. Ma in realtà questo accordo, anche se necessario, non sarà sufficiente.
La soluzione contro il clima di sfiducia che interessa i mercati (le uscite dei capitali, il fatto che le imprese prendono a prestito a interessi più bassi rispetto allo stato) rimane ancora nelle mani della Banca centrale europea, l’unica in grado di rassicurare la zona euro. La maggiore tranquillità osservata in questi giorni sui tassi di interesse (lo “spread” franco-tedesco è passato da 220 a 100 punti in dieci giorni) si spiega con l’atteggiamento più aperto di Mario Draghi, il suo presidente. Insomma, tutte le strade portano a Francoforte.
Merkel-Sarkozy: La testa, le gambe e la banca
L’intesa ostentata dalla cancelliera tedesca e dal presidente francese è curata nei minimi dettagli. Lei in nero e collana d’argento, lui in nero e cravatta blu; lei afferma che questa “è la crisi più grave dalla creazione dell’euro”, lui parla della “più grande sfida che l’Unione europea abbia dovuto affrontare dalla sua fondazione”. Tuttavia, secondo Der Spiegel, i punti in comune finiscono qui, e gli argomenti di contrasto restano immutati: il funzionamento del fondo di salvataggio europeo (Efsf), il ruolo della Bce e il coinvolgimento dei privati nell’eventuale bancarotta degli stati.
Secondo il settimanale di Amburgo esiste però un margine di compromesso: “Se le istituzioni europee riusciranno a impedire che i governi vivano al di sopra dei loro mezzi, non ci saranno ragioni di rifiutare la contropartita, ovvero una responsabilità comune nei casi urgenti”.
In ogni caso, al momento “Merkel e Sarkozy restano prigionieri della tradizione politica dei loro paesi. I francesi non vogliono accettare l’indipendenza della Banca centrale europea. I tedeschi pensano di poter approfittare dei vantaggi del mercato comune senza assumersene le responsabilità finanziarie”.
Secondo Der Spiegel la sfiducia reciproca è tale che il primo ministro lussemburghese e presidente dell’Eurogruppo subisce un interrogatorio da Merkel se ha telefonato a Sarkozy e viceversa. Il settimanale racconta un aneddoto illuminante: “A margine di un vertice europeo Sarkozy ha detto alla cancelliera ‘Angela, noi due in Europa siamo come la testa e le gambe’. ‘No’, ha risposto la cancelliera. ‘Tu sei la testa e le gambe. Io sono la banca’”.
Articolo ripreso da presseurop.eu