Gli eroi non sono solo giovani e belli nelle start up dell’informatica

No, gli eroi non sono tutti giovani e belli. Nemmeno quelli del settore tech, dove l’età media è di certo inferiore che altrove.

È vero, Zuckerberg, ma anche Page e Brin hanno lanciato la loro azienda ancora giovanissimi e, sempre in età verde, hanno raggranellato il primo milione, ma tali casi non devono trarre in inganno o far pensare che questa sia davvero la norma.

La mitologia del giovane genio tutto cartoni di pizza e birra, che dal retro di un garage fonda la nuova Ibm è un po’ quella che è: una mitologia, appunto. Vuoi perché la prima startup del giovane genio di solito, fallisce. Vuoi perché, malgrado quello che a molti piace raccontarsi, l’esperienza conta. Eccome. E ” per ogni Page e Brin c’è un Eric Schimidt a guidare e consigliare, così come per ogni Mr. Facebook c’è una Sheryl Sandberg” (credits: Riccardo Luna)

Anche la storia di molte società, assieme ai nudi dati statistici contraddice l’idea di fondo che per essere imprenditori di successo nel settore tecnologico occorra avere meno di 30 anni. Qualche caso, tratto da un’interessante discussione su Quora: Mark Pincus aveva 41 anni quando fondato Zynga, Reid Hoffman 36 quando ha avviato LinkedIn, Marc Benioff 35 al lancio di Salesforce. Per non parlare di Jimmy Wales, co-founder di uno dei siti più visitati al mondo che ha messo online Wikipedia a 35 anni (e a 38 ha avviato il progetto parallelo Wikia).

Wales lo dice senza mezzi termini: ” La premessa della domanda (cosa fare dopo i 35 anni, quando inizia il supposto declino, n.d.r.) è sbagliata. Una domanda migliore sarebbe: come possiamo, noi che operiamo nella comunità tech, far sì che non si pensi che l’ottenere un successo straordinario in età molto acerba sia ritenuto erroneamente la norma?“. Concorda Tim Westergren, fondatore di Pandora, ” ritengo che i 30 e i 40 anni siano delle grandi decadi per lanciare nuove iniziative. Maggiore maturità ed esperienza e ancora tanta benzina nel serbatoio“.

Pure le cifre fornite dalla Kauffman Foundation contribuiscono a smitizzare l’idea che l’imprenditoria sia una faccenda per soli giovani. Anzi: fra il 1996 e il 2012 la percentuale di imprenditori negli Usa fra i 20 e i 44 anni è calata, mentre è cresciuta la fascia 45 – 64.

È vero però che l’età mediana dei dipendenti dell’industria tech è molto bassa: su 32 società analizzate da un rapporto Payscale, solo 6 avevano un’età mediana maggiore di 35 anni. Le aziende più giovani  sono, come è logico attendersi, le più recenti: 29 anni a Google, 28 a Facebook. Ma ad Hp gli anni sono 41, a Ibm 38, a Microsoft e Samsung 34. Avere lavoratori ventenni presenta aspetti positivi e negativi: tendenzialmente sono più inventivi e hanno meno pregiudizi nell’affrontare nuovi problemi. Ma i più anziani sono spesso i migliori team player, e secondo alcuni, sono più rilassati e affidabili.

Sarà forse perché non hanno l’ansia di sfondare, o il loro progettino collaterale, a cui lavorare nelle ore libere per diventare il nuovo Zuck.

 

Articolo di Federico Guerrini ripreso da LaStampa.it