Gli indiani Dakota adottano una criptovaluta come moneta ufficiale nella loro riserva

Gli eredi di Toro Seduto e Cavallo Pazzo sfidano il governo USA, dichiarando questa versione modificata dello Zetacoin (che a differenza del Bitcoin non ha un numero massimo previsto di “monete”) valuta ufficiale della “Oglala Lakota Nation”.

C’è uno strano mix di senso di appartenenza, fiuto per gli affari, spiritualità e genuina attenzione per l’innovazione dietro l’annuncio dell’attivista nativo americano Payu Harris: “Credo che le crittovalute potrebbero rappresentare il nuovo bufalo – sostiene in un’intervista a Forbes – un tempo esso era tutto per la nostra sopravvivenza. Lo usavamo per il cibo, per i vestiti, per tutto. Era la nostra economia. Credo che il Mazacoin possa servire allo stesso scopo.”

Per quanto folle possa apparire, il piano di Harris è piuttosto semplice: sostituire al dollaro la crittovaluta creata da lui e gestita, stando alle sue dichiarazioni, per il bene della comunità Lakota. Interrogato sulle origini di un progetto così ambizioso l’attivista ha risposto così: “La mia famiglia ha combattuto ed è morta su questo suolo. All’improvviso la storia della battaglia del Little Bighorn non erano più solo parole su una pagina ma qualcosa di molto personale. Ho osservato come stavano adesso le cose per la tribù ed all’improvviso ebbi un’idea su come potevamo sistemarle. Non possiamo continuare ad essere 20 anni indietro rispetto ai tempi, sempre a rincorrere la modernità. Dobbiamo pensare in maniera innovativa.”

Dal pensiero all’azione il passo è stato breve ed il 24 febbraio scorso la “crittovaluta dei Lakota” ha visto la luce, quando Harris ha “minato” il primo blocco di 500 mazacoin dedicandolo al “Grande Spirito ed alla prosperità e ricchezza della Nazione Lakota Oglala”. In tutto l’attivista prima di aprire la crittovaluta al pubblico ha “pre-minato” 25 milioni di mazacoin, da utilizzare come riserva per aiutare a stabilizzarne il valore, ed altri 25 milioni da destinare ad un “Tribal Trust”, che dovrebbe garantire l’acceso alla moneta ad imprese e membri della comunità Lakota.

Come possa questa crittovaluta aiutare la poverissima popolazione Lakota della riserva di Pine Ridge non è dato di sapere. Quando il giornalista di Forbes ha tentato di contattare gli anziani della tribù per parlare di Mazacoin è stato respinto e reindirizzato ad Harris. Tuttavia l’attivista non sta agendo solamente per conto suo, prima di lanciarsi nell’impresa ha infatti stipulato un contratto di joint venture con l’Oglala Sioux Tribe Office of Economic Development, ricevendo di fatto luce verde sul progetto da parte della tribù. L’attività di Harris ha inoltre attirato l’attenzione dell’FBI, che si è affrettato ad avvisarlo che Bitcoin ed altre crittovalute non sono ancora considerate valute a corso legale. La risposta di Harris non si è fatta attendere: “Mi rifiuto di chiedere il permesso di fare qualcosa all’interno dei miei propri confini”.

Istanze nazionaliste a parte, lo sviluppatore nativo americano ha chiarito più volte il proprio obiettivo: “Voglio educare la mia gente e mostrare loro il prossimo livello della finanza, fare in modo che sia il resto del mondo a rincorrerci. Dobbiamo essere leader nel settore e ricostruire l’economia secondo i nostri termini.”

Pochi sanno che i Lakota non sono i primi ad utilizzare una crittovaluta come valuta ufficiale. Questo è il caso della micronazione conosciuta come “Woodland Patchwork”, una micronazione di 10mila km2 (non contigui) nata il 23 ottobre 2013, quando Hideyuki Yoshida reclamò il possesso per usucapione di diversi appezzamenti di terra all’interno dell’arcipelago giapponese, dichiarandone l’indipendenza. Nel campo dedicato alla valuta ufficiale sulla relative pagina di Wikipedia si può leggere: “Woodland Patchwork retains the distinguished honor of being the first micronation ever to adopt bitcoin as its official micronational currency. At present, with bitcoin mining operations occurring micronation-wide, The Patch is quickly becoming the richest bitcoin-based micronation in the World.“

Mazacoin, Auroracoin e l’irriverente sovranità monetaria di Woodland Patchwork appaiono azzardi e come tali vanno osservati. Se poi saranno flop, truffe o vagiti di un’imminente rivoluzione finanziaria, lo sapremo solo seguendo la loro evoluzione.

 

Fonte: bitcoinita.it – Autore: Brentegani Leonardo