Gli inglesi per salvare la loro economia e in particolare RBS decidono di tassare anche le zinne

Molto meglio noi in Italia che stiamo preparando un ulteriore condono fiscale tombale che questa ultima trovata del fisco inglese. (i lettori ci scuseranno anche per l’utilizzo di un termine in stretto romanesco, ma la parola giusta con la t. potrebbe non essere apprezzata dal signor Google)

Tempi di crisi, le entrate non bastano mai ed allora tutti i governi hanno dato libero estro alla fantasia. Nuovi ticket sanitari, prelievi di solidarietà, ovviamente per le pubbliche finanze, sulle pensioni d’oro ed anche su quelle d’ottone, bolli sui conti correnti, sui depositi titoli, come se le banche non fossero già parcheggi a pagamento.

Gli inglesi poi, dopo aver tagliato il welfare ed aumentato le tasse universitarie, hanno deciso di tassare i ritocchi estetici, introducendo la “tassa tette” o meglio, gravandola dell’iva al 20%, come un bene di lusso.

Senza distinzioni tra rigonfiamenti delle tette, delle labbra o dei glutei, tutti trattati come beni di lusso. In effetti si può vivere con un seno della seconda misura, anziché della sesta, niente sesso, siamo inglesi, appunto.

Perché è inutile negarlo, l’appeal sessuale aumenta con l’aumentare delle forme, come il presentarsi ad un appuntamento in Jaguar, anziché con un’utilitaria. Vuoi mettere un invito su di una barca di ventiquattro metri, anziché su un pedalò! Tassare il lusso è giusto, per carità, ma il lusso è anche felicità, magari effimera, certo sarebbe meglio far crescere lo spirito, valorizzare l’intelligenza, aumentare la cultura.

Solo che nessuno si volta se passa una donna colta, mentre un bel didietro ammutolisce il bar, lascia la gente con le tazzine del caffé sospese. Poi in tv non puoi scoprire l’intelligenza, mentre tutte accavallano le gambe, come Sharon Stone; inoltre, per la vittoria della Roma la Ferilli promise di far vedere le tette,  non di fare un discorso di sinistra. Non che gli uomini siano diversi, magari sono anche più vanitosi e  la civiltà dell’immagine è sempre esistita, per questo  il cinema ha chiamato la Loren. La chirurgia correttiva è democratica, colma il gap e lascia liberi di scegliere se invecchiare serenamente con le rughe, anziché diventare le nonne di Barbie. Va bene tassare il lusso, ma si può tassare la libertà di scegliersi il modo di sentirsi felici, visto che esserlo è così difficile?

Articolo di Domenico Grossi tratto da finanzaelambrusco.it