Gli USA preferiscono la Cina come partner commerciale

Tra un continente che conta appena mezzo miliardo di persone, e quindi di potenziali consumatori, ed un altro che ne conta un miliardo e mezzo, quale può essere la scelta degli Stati Uniti?

Barack Obama, perfettamente in linea con i desiderata degli ambienti finanziari e industriali che lo hanno issato alla Casa Bianca, ha fatto la sua scelta. La svolta verso l’area del Pacifico, iniziata nel 1971 con la politica del ping pong di Richard M. Nixon, vede oggi Obama agire affinché la Cina conti di più nel Fondo monetario internazionale.

Un peso maggiore nella gestione dell’organismo che, più di ogni altro, impersonifica l’usura e il tentativo di colonizzazione dei Paesi che ne chiedono i prestiti. Un peso maggiore che dovrà riflettere il ruolo di seconda potenza economica globale della Cina e che vedrà inevitabilmente una diminuzione del peso dei Paesi europei. Una svolta che oltre a quella di Pechino dovrà comportare anche un maggior ruolo per il Brasile a testimonianza dell’impetuosa crescita di tutti i settori del suo sistema economico.

L’amministrazione democratica ha chiesto al Congresso Usa un mandato per attuare quella che appare come una storica riforma dei diritti di voto all’interno del Fmi che ha sede a Washington e che è presieduto dall’ex ministro francese delle Finanze,  Christine Lagarde.

Una richiesta che si lega però all’accordo che Obama sta ricercando con i repubblicani sulla questione dell’innalzamento legale del debito pubblico Usa e che dovrà permettere un po’ di respiro al bilancio federale fino al 30 settembre 2013. Il Tesoro deve infatti essere autorizzato a girare al Fmi ben 65 miliardi di dollari, come quota di pertinenza Usa per finanziare l’organismo usuraio.

Una richiesta che finora la Camera dei Rappresentanti ha respinto tanto che ora Obama è impegnato a convincere i senatori. Gli Usa sono da sempre il primo contributore del Fmi con il 16,7% dei versamenti e dei diritti di voto e hanno di conseguenza un potere di veto sulle decisioni da prendere. L’aumento del ruolo dei Paesi ex emergenti era già stato deciso nel 2010 ma finora non è divenuto operativo in assenza del mancato via libera degli Usa. Una svolta che da tempo veniva invocata da Paesi appunto come Cina e Brasile, ma anche l’India, che chiedevano di avere più voce in capitolo, sostenendo che il sistema di voto esistente comporta benefici soltanto per l’Europa e gli Stati Uniti.

Ma il Congresso finora ha detto no. Il motivo è il solito. Buona parte dei parlamentari, in particolare i repubblicani, non vogliono aggravi di spesa e di conseguenza l’introduzione di nuove tasse che poi gli elettori gli farebbero pagare alla prima occasione. Tasse sui ricchi che Obama aveva previsto per finanziare il Programma Medicare, pensato per assicurare l’assistenza sanitaria ed altre forme di previdenza agli anziani e ai disabili. Una svolta resa necessaria dal rapido aumento dei costi a causa dell’innalzamento dell’età media dei cittadini.
Fonte: rinascita.eu