I cittadini del Territorio Libero di Trieste non pagano le tasse allo stato italiano

Cari lettori, chiarifichiamo subito il nostro pensiero sulla curiosa situazione di Trieste. Ci sono chiare evidenze storiche anche recenti che il Territorio Libero di Trieste e’ stato effettivamente creato al termine della seconda guerra mondiale e ci sono alcuni trattati che lo menzionano specificamente. Quindi questi cittadini che vi si appellano un punto a loro favore ce l’hanno.

Pero’, dobbiamo aggiungere, i trattati che creavano questo Territorio non hanno mai avuto una effettiva attuazione e quindi si puo’ ragionevolmente affermare che non esistono i presupposti giuridici per potersi appellare all’esistenza di un Territorio che non si e’ mai concretizzata.

Insomma, detto francamente, tutta l’operazione ci sembra un modo da parte di un folto gruppo che probabilmente (come molti italiani in questo momento) non ha piu’ i soldi per pagare le tasse (ricordiamo sempre che in questo paese ci sono 756 MILIARDI di Euro di tasse non riscosse) e, visto che non hanno nulla da perdere, hanno trovato un intelligentissimo modo per portare il problema in avanti per almeno 5 anni, visto che su questa questione prima o poi si dovra’ necessariamente pronunciare almeno la Corte di Cassazione.

Ma leggiamo di seguito un resoconto completo della situazione ripreso da Il Piccolo di Trieste a cura di Gianpaolo Sarti:

Sono 229 i cittadini del capoluogo che sostengono di appartenere al Territorio libero di Trieste e che, per questa ragione, si sono autoproclamati “tax free”. Tanto da costringere il nuovo commissario di governo, il prefetto Annapaola Porzio, a vergare un comunicato stampa per richiamare all’ordine i dissidenti.

«Non possono rifiutarsi», spiega Porzio che ha scelto di uscire allo scoperto proprio adesso, a elezioni concluse, per non incidere sugli equilibri politici. In effetti erano ben tre i candidati all’ultima corsa alle amministrative che, in un modo o nell’altro, si richiamavano al variegato mondo degli indipendentisti. Ora, a bocce ferme, per le istituzioni è arrivato il momento di alzare la voce.

Anche perché sulla scrivania della rappresentante di governo, così come su quella della direttrice dell’Agenzia delle Entrate Cinzia Romagnoli, continuano a piombare lettere con dichiarazioni di “obiezione fiscale motivata”. Copie di bollettini e multe non pagate accompagnati da scritti in cui si sostiene la mancanza di sovranità dello Stato italiano in quanto «finzione politico-giuridica» e in cui si rende nota l’intenzione di sospendere tutte le imposizioni fiscali. Dai tributi erariali, come Irpef, Ires, Irap e Iva, a quelle locali come Imu, Tari e Tasi.

I 229 finiti nel mirino del commissario di governo sollecitano la nomina di un «giudice neutrale» per dirimere eventuali controversie. Ma qui si rischia grosso, pare. «È assolutamente infondata qualsiasi valutazione, notizia, asserzione o comunicazione riguardo alla pretesa esistenza di un “territorio libero di Trieste” che contesti e ponga in dubbio la piena, pacifica e incondizionata sovranità della Repubblica italiana» sostiene Porzio. Va da sé che evadere le tasse «azionerà le procedure previste per tali casi con la conseguente possibilità di azioni esecutive ed applicazione di sanzioni».

Detta in altri termini, partiranno gli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate. E, di fronte a ulteriori dinieghi e alle verifiche delle commissioni tributarie, non potranno che scattare le procedure di riscossione di Equitalia: fermi amministrativi delle autovetture e pignoramenti. «L’Ufficio del commissariato del governo – chiosa Porzio – non è tenuto, non può, né intende aderire alle richieste di porre in essere atti di informazione o nomina di “giudici neutrali”. E non sospenderà, né potrebbe, procedure esecutive di riscossione coattiva».

La presa di posizione di Porzio non ha un’intenzione politica, come ci tiene a precisare la diretta interessata, bensì quella di «un buon padre di famiglia». Perché «pagare le tasse è un dovere civico», non farlo «costituisce reato» e «un gravissimo danno per la società».

Quello del commissario del governo vuol essere anche un appello «al corretto comportamento per non incorrere in altri rischi ed esiti nefasti».

La direttrice dell’Agenzia delle Entrate sottoscrive. «Anche se queste persone rivendicano una posizione, non intendo affrontare la questione come un fenomeno socio-politico – commenta Romagnoli – il mio è un approccio tecnico: un omesso pagamento al quale si risponde per via amministrativa con un avviso di accertamento».
Di fronte a un omesso pagamento, l’Agenzia delle Entrate invita a presentare un ravvedimento per mettersi in regola. Altrimenti, conferma la direttrice, «gli accertamenti definitivi diventano oggetto di procedure esecutive da parte di Equitalia».