Sono le stesse previsioni dell’ABI a mettere a fuoco la situazione: il sistema bancario italiano non rende, non avrà redditività sufficiente a remunerare il capitale neppure nel 2016. Con un ROE che non è a due cifre e fatica ad arrivare al 5% il settore bancario può solo attirare investitori istituzionali di corta gittata, che sperano in una ripresa rapida delle quotazioni per poi rivendere tutto.
Invece la sostanza del problema è che l’attività bancaria tradizionale si deve profondamente ristrutturare e ripensare, passando sulla pelle del suo personale ‘in esubero’ e immusonito, sui mattoni inutili affittati per le filiali (ora da chiudere) o ipotecati a valori stellari rispetto alle quotazioni del mercato immobiliare odierno, modificando radicalmente l’approccio al mercato.
Il sistema finanziario deve guardare ai clienti futuri: i terribili Millennials
La prospettiva non può essere quella dei prossimi 2 o 3 anni, occorre guardare molto più avanti e domandarsi come saranno i servizi di pagamento, d’investimento e di finanziamento tra 10 anni. Poiché l’Italia è storicamente il mercato in cui le cose accadono 5-10 anni dopo che sono già avvenute negli USA basta poco per vedere chiaro. Secondo uno studio USA durato 3 anni e condotto da Scratch/Viacom Media Networks su 10.000 ‘millennials‘ la generazione nata tra il 1981 e il 2000 il 71% dei giovani preferirebbe andare dal dentista che ascoltare qualsiasi cosa le banche abbiano da dirgli! Un millennial su 3 è pronto a cambiare banca nei prossimi 3 mesi e 4 su 10 dei marchi più odiati tra i giovani sono grandi banche come Citigroup e Bank of America, l’equivalente a stelle e strisce delle nostre Unicredit e Intesa.
L’avversione dei giovani per il sistema bancario è chiaramente documentata el a conclusione dello studio è drammatica: il settore bancario è quello con il più alto rischio di ‘rottura’ (disruption), il cambiamento sarà sismico e l’innovazione nei servizi bancari avverrà dall’esterno non dal rinnovamento degli attuali protagonisti.
Peggio ancora: il 73% è pronta per un’offerta di servizi bancari che sia proposta da Google, Amazon, Apple, Paypal o Square, tutti nomi che hanno già fatto ragionamenti e prove per entrare nel settore dei pagamenti e sono alle porte dell’impero romano. Il 33% ritiene di non avere bisogno di una banca.
Può bastare…. Siamo alla vigilia di un terremoto nel settore finanziario, ma la gerontocrazia nazionale che ancora recita sul palcoscenico e governa il sistema non se ne sta accorgendo; con il pallore sul viso si spende in spot ripetuti all’infinito sulla ‘solidità’ del sistema bancario, inventa soluzioni sempre più artificiali per ridare ossigeno al malato, impreca contro la vigilanza europea, spreca soldi in pubblicità tanto grottesche quanto lontane dal vissuto dei clienti. Mentre gli ottuagenari litigano sul ruolo centrale delle fondazioni bancarie (con le casse svuotate dalle perdite), loro – i millennials, i giovani, i futuri clienti delle banche- hanno già fatto le scelte: non hanno bisogno di queste banche, anzi le detestano. Sono loro la vera minaccia di estinzione del sistema, non l’EBA o la BCE.
Perciò domandiamoci con lungimiranza cosa serva salvare i dinosauri con flebo di liquidità e un po’ di liposuzioni contabili, perché difendere l’era glaciale che sarà ricordata più per scandali e fallimenti, quando invece i giovani sono pronti per la nuova storia del sistema finanziario.
Ndr: per non parlare delle nuove banche basate sul Bitcoin, di cui parleremo un’altra volta. Come sempre se volete avere le nostra opinione sulle criptovalute non esitate a contattarci.
Articolo di F_Bolognini, ripreso da linkerblog.biz