FabLab evoca una dimensione fiabesca: un laboratorio delle favole, che però con le favole c’entra ben poco. Sarebbe più corretto definirli laboratori di idee, o ancora meglio: laboratori di idee digitali.
Ma non facciamo troppe metafore e cerchiamo di capire in concreto che cosa sono i FabLab. Sono spazi condivisi, dove artigiani digitali, i cosiddetti maker, producono oggetti e progetti avvalendosi di strumenti digitali, come ad esempio stampanti 3D. La stessa definizione può essere data ai makerspace. Infatti, i FabLab sono una forma specifica di makerspace: di base sono dei makerspace ma con caratteristiche peculiari.
Cos’è un FabLab: le caratteristiche
Quali sono, allora, gli elementi che contraddistinguono un FabLab? Secondo la comunità un FabLab, per essere definito tale, deve possedere 4 caratteristiche:
• accesso pubblico al laboratorio: il FabLab deve essere aperto a tutti, almeno in alcuni orari della settimana. È preferibile un accesso gratuito me può anche essere a pagamento
• sottoscrizione ed esposizione della Fab Chartes: il laboratorio deve aderire al manifesto dei FabLab
• condivisione degli strumenti e dei processi: i FabLab non vanno intesi come entità singole ma come una rete di laboratori, a livello mondiale. Esiste persino una lista della strumentazione dei FabLab: un elenco della di ciò che ogni FabLab dovrebbe avere, a partire da una stampante 3D. Non è importante che i laboratori abbiano gli stessi modelli di macchinari e le stesse marche. L’idea è più quella di fornire linee guida di base, in modo che i FabLab possano essere riprodotti ovunque, in qualsiasi nazione o continente.
• interazione e partecipazione attiva con gli altri FabLab. I laboratori non possono isolarsi ma devono cooperare e comunicare tra loro
Sulla base di quanto abbiamo appena visto, un FabLab è quindi un laboratorio, accessibile a tutti, dove i make rlavorano e creano oggetti grazie all’impiego di tecnologia digitali.
Nascita e attività dei FabLab
Il primo FabLab fu aperto al MediaLab del Massachussetts Insitute of Techology di Boston nel 2003. Fu solo l’inizio, ora ne esistono in tutto il mondo e la lista dei FabLab è in continuo aggiornamento. In Italia il fenomeno si è diffuso in ritardo ma è cresciuto in maniera esponenziale, tanto che ora il nostro Paese è tra i primi posti per numero di FabLab. Un dato impressionante se si considera che il primo FabLab italiano fu fondato nel 2012: sono le Officine Arduino, laboratorio che prende il nome dal mini computer inventato a Ivrea e venduto a solo 20 euro.
A distanza di tre anni, l’Italia ospita quasi 60 laboratori dislocati prevalentemente nel nord e nel centro. Tra gli ultimi nati c’è il FabLab di Treviso che va ad aggiungersi al FabLab di Biella, il FabLab di Torino, FabLab di Reggio Emilia, FabLab di Pisa e molti altri. Tra laboratori attivi e di prossima apertura, la lista potrebbe occupare diverse righe.
Sempre per rispondere alla domanda che cosa sono i FabLab, possiamo immaginare ognuno di questi laboratori come un’officina 2.0 dove chiunque può usare software e macchinari e cimentarsi così in opere di design digitale. Non solo: sono anche spazi di incontro e diffusione culturale da cui partono spesso corsi, workshop o iniziative volte proprio a divulgare le potenzialità delle nuove tecnologie.
Le principali attività dei FabLab sono, quindi, legate a:
• formazione su nuove tecnologie
• promozione culturale
• creazione/progettazione di servizi e oggetti tramite strumenti digitali
• supporto tecnico
Il successo dei FabLab da cosa dipende?
Spesso i FabLab sono associazioni culturali o comunque progetti che si autofinanziano: vivono grazie al lavoro di volontari, difficilmente stipendiati. Non garantiscono guadagni eppure continuano a diffondersi, soprattutto in Italia. Perché? Le ragioni vanno ricercate nella natura stessa dei FabLab. Non danno garanzia di ricavi immediati eppure sono un business. E un lavoro. Consentono di trasformare una passione (per tutto ciò che è digitale) in una professione e di testare idee che potrebbero rivelarsi produttive. In un periodo di crisi come questo, offrono comunque la concreta possibilità di investire sul proprio talento e in un settore ancora inesplorato.
I FabLab, inoltre, danno spazio a tutti. Consentono a chiunque di usufruire di tecnologie avanzate e diffondono una cultura della condivisione, di idee, progetti, competenze e strumenti. Si basano sui principio degli open data e offrono servizi concreti, aperti a professionisti o semplici curiosi.
Il fenomeno dei FabLab e dei maker in generale, sono l’applicazione concreta del concetto di sharing economy e rappresentano l’opportunità di fare ricerca a basso costo. Per questo possono essere un valido strumento per fronteggiare la crisi?
Articolo ripreso da undigital.it