Ritrovatesi al centro della crisi nel corso dell’estate, le banche francesi hanno dovuto fronteggiare in fretta l’esposizione al debito sovrano dei Paesi a rischio. Così, i business legati alle economie “periferiche” dell’Eurozona (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) sono scesi da un valore complessivo di 59 miliardi di euro del giugno scorso ai 41,6 miliardi della fine di ottobre.
Per quanto riguarda l’Italia, in particolare, i dati parlano di un calo da 40 a 30 miliardi. Ma se gli istituti di credito sono riusciti per lo meno a limitare le loro esposizioni, a preoccupare c’è un altro comparto: quello delle assicurazioni.
Secondo quanto riportato ieri dal quotidiano Les Echos, i grandi assicuratori transalpini devono affrontare il problema in termini altrettanto seri rispetto a quanto fatto dalle banche. I business che vengono considerati “a rischio”, che riguardano l’Italia, per Axa, Groupama e CNP Assurances sono infatti grossomodo della stessa entità di quelli degli istituti di credito.
Axa ha registrato alla fine del secondo trimestre dell’anno un’esposizione di 17,1 miliardi di euro, CNP di 14,86 miliardi, mentre Groupama ha raggiunto i 7,29 miliardi. Ciò che preoccupa maggiormente – prosegue il quotidiano economico – è inoltre il fatto che nessuno dei gruppi in questione abbia pubblicato dati relativi all’andamento di tale esposizione.
Non di meno, va tenuto in considerazione il fatto che le compagnie d’assicurazione, a differenza delle banche, non sono obbligate a mantenere particolari ratio di liquidità: il che significa che non sono tenute a dotarsi di “cuscinetti di capitale” utili in caso di esplosione degli asset tossici.
Testo ripreso da valori.it