Il calcio italiano non risente troppo della crisi economica

Da alcuni anni l’economia globale è in crisi e l’Europa non è certo stata risparmiata. Tuttavia il mondo del calcio sembra non subire particolarmente le conseguenze dell’instabilità, anzi.

Una ricerca pubblicata dalla Deloitte, azienda leader nei servizi di consulenza e revisione, dimostra proprio il contrario. Nonostante le cifre non siano riferite allo scorso campionato, bensì alla stagione 2009/10, i risultati sono per alcuni versi stupefacenti, considerando proprio la situazione generale. Non per nullo l’ultimo studio sulla “Football Money League”, giunto alla quattordicesima edizione, s’intitola “The untouchables”, gli intoccabili.

La classifica, ordinata in base alle entrate delle operazioni finanziarie dei club, vede nella top ten solo società spagnole, inglesi e italiane, mentre dalla quindicesima posizione troviamo anche realtà tedesche e francesi. I ricavi complessivi dei primi 20 club hanno superato per la prima volta i 4 miliardi di euro (4,3), registrando una crescita dell’8% rispetto all’anno precedente e dimostrando così la capacità del settore di resistere alle turbolenze esterne. La tendenza non è destinata a cambiare, grazie alle sponsorizzazioni e alle sempre maggiori entrate provenienti dalle vendite dei diritti.

Con le prime sei posizioni sempre invariate, a impressionare è il Real Madrid, per il sesto anno consecutivo in vetta alla particolare graduatoria, nonostante degli anni poco gratificanti rispetto alle attese della dirigenza e dei suoi tifosi. I “galattici” vantano ricavi di 438,6 milioni di euro, a fronte dei 398,1 del Barcellona e dei 349,8 del Manchester United, rispettivamente seconda e terza forza continentale. Primo club italiano è il Milan, settimo con 267,3 milioni, nona l’Inter con 314,4 e decima la Juventus con 257,6.

Le motivazioni per la crescita in tutte e tre le categorie analizzate, matchday, broadcasting e commercial, secondo Dan Jones, partner dello Sports Business Group di Deloitte, sono da spiegare con “l’ampia e fedele base di tifosi e appassionati, alla capacità di accattivare gli spettatori televisivi e radiofonici e all’abilità di attrarre grandi aziende come partner”.

Le prime due posizioni sembrano destinate alle due potenze spagnole anche nei prossimi anni, mentre la nazione maggiormente rappresentata nelle prime venti è l’Inghilterra, con sette società. Da notare il grande balzo del Manchester City, che ha guadagnato ben nove posizioni attestandosi all’undicesimo posto.

La cifra dei ricavi non sempre è però indicativa rispetto al benestare dei club, spesso indebitati e salvati solo da cospicui investimenti operati da privati. Per ottemperare a questa problematica l’Uefa ha avviato il progetto “Financial Fair Play”, in vigore proprio dalla stagione in corso (2011/12) e voluto per garantire maggiore stabilità nel calcio europeo. In sostanza le società devono operare secondo le loro capacità finanziare e se non dimostreranno un pareggio di bilancio potranno essere sanzionate fino all’esclusione dalle competizioni continentali come Champions League ed Europa League, il che significherebbe una perdita importantissima di entrate.

Degli oltre 650 club analizzati dall’Uefa, la metà lamentava perdite ogni anno, mentre un quinto spendeva oltre il 120% delle entrate. Con il “fair play finanziario” questo scenario dovrebbe presto appartenere al passato. I club non vengono lasciati a loro stessi: il Panel di Controllo finanziario li guiderà per permettere loro una ristrutturazione rispettosa delle norme in vigore e stimolando investimenti a lungo termine in aree fondamentali come le infrastrutture e i settori giovanili.

Articolo ripreso dal sito caffe.ch