Il credito bancario non si sa piu’ da che parte arrivera’ ma sicuramente non dalle banche!

Nell’ansia di costruire strade e ponti che portino credito alle imprese nostrane da parte di investitori istituzionali (anche quelli autarchicamente italiani), inducendoli a compensare il credito tolto dal sistema bancario (circa 90 miliardi) si stanno facendo molti progetti frettolosi e probabilmente poco accurati.

Il quadro che si va formando è piuttosto caotico e in via di peggioramento. Chi ha la coscienza di rimarcare questi punti e fare un po’ d’ordine? Leggo troppi gridolini di gaudio e poca concretezza. Tanti attori e tanti equivoci. Eccoli insieme.

1) LE BUONE MEDIE IMPRESE.
E’ evidente che il credito che gli investitori professionali possono e vogliono sottoscrivere non arriverà alle imprese che lo reclamano o a cui è stato ritirato. Andrà per lo più a imprese solide e silenziose, con chiari piani di crescita e flussi di cassa. Imprese che con queste credenziali non hanno avuto e non avranno problemi a trovare credito in banca anche a costi inferiori.

2) LE IMPRESE IN QUARANTENA.
Le imprese che invece cercano credito e sperano nella riapertura dei rubinetti hanno così tanto debito in pancia e profitti così magri che potrebbero metterci 10 anni a ripagare quello che gli è stato concesso. Meglio che non facciano altri debiti e trattino una resa onorevole, una rateizzazione come fanno con Equitalia.

3) I MERCATI FINANZIARI non si creano per decreto legge, né togliendo i limiti alle emissioni obbligazionarie rispetto al capitale, ma solo quando domanda e offerta si incontrano su un terreno comune e trasparente. Questo mercato in Italia dopo 18 mesi non è ancora partito. Domandarsi perché, poi correggere.

4) LE PICCOLE IMPRESE escluse dal cinema (vietato ai minori di 18… dipendenti) possono schiacciare il naso sulla vetrina e guardare lo spettacolo da fuori. Il credito dei grandi investitori non è pensato per loro. Se va bene -ci sta pensando una grande banca- si faranno pacchetti di obbligazioni identiche da minimo 500.000€ per emettere un maxi-bond da centinaia di milioni. Chi glielo dice ai piccoli imprenditori e agli artigiani che cercano 50 non 500.000€?

5) la GARANZIA DELLO STATO (dal Fondo Centrale di Garanzia) non è un modo serio per convincere investitori a comprare le obbligazioni emesse da un’impresa. Semmai fa venire qualche dubbio in più. Se non ci sono flussi di cassa sufficienti cosa se ne fa un investitore di un’assicurazione del 50%? Preferirà scegliere un emittente migliore, no?.

6) le ASSICURAZIONI e i fondi pensione non hanno mai fatto credito e con giusta cautela non si sono precipitate a sottoscrivere le quote di fondi specializzati di credito, che dovrebbero offrire le competenze per l’analisi delle imprese. Una liberalizzazione per legge non è un colpo di bacchetta magica anche se trova il plauso del presidente CONSOB, così spesso portato a uscire dal suo ambito.

7) I FONDI SPECIALIZZATI IN DEBITO corporate (minibond) hanno raccolto poco e con fatica in Italia. Il primo fondo per minibond lanciato da MPS e FININT, presentato in tante sedi regionali di Confindustria ha raccolto dopo 13 mesi 51 milioni di euro contro un obiettivo dichiarato di 150.

8 ) i CONFIDI entrano in gioco. Preoccupati non poco di essere tagliati fuori nel loro mono-business storico da un concorrente che gioca sempre in vantaggio (il Fondo Centrale di Garanzia del Ministero) non sanno che futuro immaginarsi e qualcuno sta pensando di garantire cambiali finanziarie di piccole imprese. Non è una cattiva idea. Un altro attore sul palcoscenico.

9) la BCE con i suoi prestiti immetterà fondi e questi saranno parcheggiati per un po’ prima di arrivare nel circuito del credito. L’obbligo di destinazione alle imprese -sbandierato impropriamente da molti- non è sulla prima trasfusione di liquidità, ma su quelle successive e incrementali. Il primo giro è privo di impegni per le banche.

Restiamo ostinatamente ottimisti sulla crescita di mercati alternativi alle banche per l’Italia. Bisogna esserlo anche nel caos attuale. Per ora la sola certezza sul credito è che le banche hanno riavviato la macchina dei mutui casa, senza la quale si fanno pochi profitti e non si vendono neppure le polizze vita con i ben noti pingui caricamenti. Le pubblicità dei mutui al 2,10% (con un televisore omaggio!) sono ripartite e arrivate nella mia mail e nelle vostre. Come le banche si possano finanziare serenamente un mutuo a 20 anni raccogliendo se va bene a 3 anni (quindi rifinanziandosi 7 volte) è un problemino su cui sorvoliamo.

 

Articolo ripreso dal sito Linkerblog.biz – autore: F. Bolognini