Il fallimento della Grecia si avvicina. Le banche europee sono infatti impegnate a Parigi nelle trattative per la ristrutturazione del debito greco. La riunione fra i numeri uno degli istituti di credito Ue, diversi funzionari di Bruxelles e i vertici della lobby bancaria internazionale, l’Institute of international finance (Iif), ha come scopo capire quanto è possibile svalutare i bond greci in portafoglio. continua il braccio di ferro tra l’Europa e i due Paesi più esposti al default di Atene, Francia e Germania.
Il Consiglio europeo del 21 luglio scorso doveva risolvere l’emergenza ellenica. Così non è stato, nonostante le banche europee avessero concordato, tramite la mediazione dell’IIF, per un haircut, cioè una svalutazione sul valore nominale delle obbligazioni in portafoglio, del 21 per cento. Il direttore esecutivo dell’Iif, Charles Dallara, si era già incontrato con le maggiori banche europee diverse volte negli ultimi mesi. Prima a Francoforte, poi a Bercy, infine a Roma, insieme con il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli. Come nelle occasioni precedenti, a Parigi si sono presentati quasi tutti i maggiori gruppi finanziari europei: Barclays, BNP Paribas, Commerzbank, Deutsche Bank, Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi di Siena, Société Générale e UniCredit, più Axa e Allianz e Generali.
Ma, a differenza del recente passato, alla riunione avrebbero partecipato anche membri di Morgan Stanley e Merrill Lynch.
Sul piatto c’è la ristrutturazione del debito sovrano greco. Pesante, più pesante del piano di rollover, cioè concambio peggiorativo dei bond, decisa quasi due mesi fa. Del resto, perfino il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha aperto uno spiraglio a una svalutazione più ampia per le banche europee. L’haircut del 21% non basta più e l’obiettivo è quello di una soluzione più estrema. Nell’ultima audizione al Parlamento Ue del presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, è stato citato esplicitamente un nuovo accordo fra creditori privati e Governo di Atene, capace di tagliare il valore nominale dei titoli di Stato ellenici nei book della banche. «Possiamo pensare a un haircut del 30-50%», ha detto Barroso. Ma l’impressione è che sarà molto di più.
L’agenzia di rating Moody’s ha ipotizzato che possa essere del 60%, ma ancora è tutto in fase di discussione. Troppe sono le divergenze in ambito Ue sulla partecipazione dei creditori privati. Il rischio è che un aumento dell’haircut possa ufficialmente essere inteso come un default dalla lobby dei derivati, l’International swaps and derivatives association (Isda).
Da Parigi intanto emergono ulteriori dettagli della riunione di oggi. Sarebbero state diverse le banche europee, specialmente quelle francesi e tedesche, a rifiutare un haircut maggiore, rimandando la decisione al prossimo Consiglio europeo di fine ottobre. Facile capire il motivo. L’esposizione alla Grecia degli istituti di credito transalpini, già pesantemente colpiti da difficoltà di funding, è di 65,279 miliardi di dollari, secondo i dati della Banca dei regolamenti internazionali (Bri). Per la Germania, invece, il rischio-fallimento di Atene espone le banche per 28,996 miliardi. Se fino a pochi giorni fa il rollover doveva essere su uno stock di debito per 135 miliardi di euro, ora potrebbe essere di più. Si tratta solo di capire in che modo gli istituti di credito europei possano sopportare le perdite derivanti dalla ristrutturazione del debito ellenico, valutato in 360 miliardi di euro dalla banca d’affari Lazard. In altre parole, l’Europa deve creare le condizioni per il fallimento di Atene. Le trattative continuano.
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