Le borse europee nell’anno 2011 si sono compattate dopo le voci di un possibile fallimento “protetto” della Grecia. Tuttavia secondo la posizione ufficiale del governo irlandese e dell’Europa qualsiasi forma di default sarebbe un terribile disastro e scatenerebbe un’incontrollabile fuga di capitali e una sorta di “carneficina” finanziaria.
Ma allora come mai i mercati hanno inviato segnali in totale contrasto con questa teoria? Gli ultimi movimenti dei mercati finanziari suggeriscono che il default calmerebbe le acque e gli investitori. L’idea che la Grecia non abbia denaro e debba dunque essere dichiarata insolvente sembra infatti assolutamente sensata. Ostacolare i processi fondamentali del capitalismo (dove gli investitori pagano per i loro errori), significa invece destabilizzare un intero sistema.
Dando un’occhiata alla percezione di rischio del sistema bancario europeo nelle ultime settimane, ci accorgiamo che è schizzata alle stelle. È interessante notare che la stessa cosa è accaduta nei giorni precedenti al crollo della Lehman Brothers. Tuttavia, una volta avvenuto il collasso della società finanziaria, la percezione si è stabilizzata. È importante sottolineare che ciò è avvenuto dopo il default della Lehman Brothers.
L’anno scorso, quando la crisi ha colpito Grecia, Irlanda e Portogallo, la situazione era abbastanza tranquilla, perché c’era la convinzione che gli eventi avrebbero seguito il loro corso naturale. Oggi invece l’Europa deve affrontare una crisi del debito generalizzata e sempre più massiccia, senza poter contare su una leadership forte in grado di gestirla. Per questo motivo la prospettiva di rischio delle banche si è nuovamente impennata, raggiungendo livelli da record.
È evidente che la via per calmare le acque passa per un default della Grecia e degli altri paesi che non sono in grado di ripagare il debito. Come ha dimostrato la reazione dei mercati, soltanto cancellando i vecchi debiti e creando un fondo per evitare il ripetersi di una crisi del genere possiamo iniziare a costruire il futuro. È la base di tutte le procedure di bancarotta: i vecchi creditori che hanno fatto investimenti sbagliati pagano, e i nuovi ne beneficiano.
Il problema è che i politici europei non intendono accettare questa logica, preoccupati per il prestigio dell’Europa e del fatto che un default della Grecia potrebbe alterare la percezione della forza dell’Unione.
Se un paese che in teoria fa parte dell’area più ricca del pianeta va in default, la percezione del resto del mondo sarà certamente negativa, almeno nell’immediato. Inoltre l’Europa, considerata insieme agli Stati Uniti una superpotenza mondiale, non farebbe sicuramente una bella figura accogliendo al suo interno un paese “delinquente”. Insomma, è tutta una questione di prestigio politico.
I politici europei sono decisi a proteggere il buon nome dell’Unione anche se ciò vuol dire indebolire l’economia del continente, dato che pompare denaro nelle casse di banche e paesi sulla via del fallimento è uno spreco totale. I mercati invece si preoccupano delle prospettive economiche per il futuro e non del prestigio del passato. Il mondo della finanza non ha memoria, e si basa sulle opportunità di domani e non sulle recriminazioni di ieri.
Pensare al futuro
Per questo motivo la decisione di un paese come l’Irlanda di ripagare tutti i debiti mette a repentaglio il suo futuro economico anziché proteggerlo. La lezione da trarre dal comportamento dei mercati negli ultimi due giorni è semplice: se Noonan smetterà di rimborsare i possessori delle obbligazioni della [banca irlandese tossica] Anglo, i mercati nazionali reagiranno positivamente.
Quando versiamo 700 milioni di euro nelle tasche dei creditori della Anglo buttiamo denaro e ostacoliamo la crescita futura dell’Irlanda, perché la nuova generazione dovrà pagare tasse più alte. Sarebbe molto meglio spendere quel denaro per le scuole. Per salvare il salvabile abbiamo bisogno di un cambiamento radicale ai vertici dell’Unione, e per fare in modo che ciò accada dobbiamo valutare la realtà per quello che è, non per come vorremmo che fosse.
L’attuale generazione di leader europei fa sembrare risoluti Neville Chamberlain e il Feldmaresciallo tedesco Paul von Hindenburg. L’Europa, in sostanza, si rifiuta di guardare in faccia la realtà della crisi. Fin dall’inizio la Commissione europea ha promesso che tutto sarebbe andato a posto, e Angela Merkel ha continuato a garantire che la Grecia non sarebbe mai andata in default. Ora però si vocifera di una soluzione al problema del debito basata su una sorta di default protetto della Grecia. Nella giornata di lunedì la conferma è arrivata dalle dichiarazioni (avventate) dei commentatori americani.
Nei prossimi giorni aspettatevi che alla Grecia venga concesso un qualche tipo di default. Ma a quel punto la domanda sorgerà spontanea: se alla Grecia viene concesso di non pagare i debiti, perché non possono fare lo stesso le banche irlandesi? In questo modo si risparmierebbero miliardi di euro. Dopo tutto la Bce è in difficoltà in Grecia come lo è in Irlanda. La soluzione per Atene, insomma, potrebbe essere ottima anche per Dublino.
Articolo ripreso da presseurop.eu