Il disastro incombe sull’Italia dice il ministro Polillo

Intervista al Sottosegretario Polillo del 22 Agosto 2012
Sottosegretario Polillo, parti sociali e studiosi dicono che i dati economici italiani sono pessimi, e lo resteranno a lungo…

“E’ così, senza un nuovo e coraggioso patto sociale resteremo al palo. E’ vero che abbiamo un saldo positivo della bilancia commerciale, ma il Pil è calato dell’1,9%, il tasso di disoccupazione è al 10,9% e da settembre si esauriranno le casse integrazioni…”.

Dunque?
“Dunque, il nostro sistema è debole: siamo competitivi solo quando gli indicatori di produttività sono al minimo”.

Significa che l’ottimismo di Monti e Passera è infondato?
“Il loro ottimismo si basa sullo stato dei conti pubblici, non dell’economia reale. Che la situazione sia migliorata lo dicono anche le agenzie di rating…”.

Ma come, ora che parlano bene di noi, le vituperate agenzie di rating ridiventano attendibili?
“Diciamo che stavolta i dati confermano le loro analisi. Nonostante la caduta del reddito, il fabbisogno dello Stato è cresciuto di un punto di Pil, cui vanno aggiunte le risorse della spending review, che quantificheremo a consuntivo, e i 6 miliardi che con la delega fiscale ci consentiranno di non aumentare l’Iva il prossimo anno”.

Crede che, come lascia intendere il ministro Passera, sia possibile abbassare le tasse?
“No, occorrerebbero risorse che non abbiamo né avremo. La lotta all’evasione, la riduzione della spesa pubblica e l’abbattimento del debito, nel breve termine porterano entrate modeste. Sul fronte fiscale riusciremo al massimo a fare piccoli aggiustamenti. Eventuali interventi straordinari sono rimandati alla prossima legislatura, quando matureranno le vendite del patrimonio pubblico”.

Il ministro Fornero dice che se solo le imprese investissero l’Italia uscirebbe dalla crisi…
“Non mi faccia litigare con la Fornero, per carità. Io sto ai dati della Banca d’Italia da cui risulta che il margine operativo lordo delle imprese è precipitato al livello del 1995. Se poi togliamo un 60-65% di imposte e un 20-25% di oneri finanziari, ne vien fuori un utile netto così basso da impedire anche solo di pensare a possibili investimenti”.

Come se ne esce?
“Cambiando la prospettiva culturale del Paese: occorre un vero patto tra parti sociali per rivoluzionare il sistema delle relazioni industriali abbandonando l’antagonismo ad oltranza e il mito della lotta di classe. La Germania l’ha fatto più di cinque anni fa, e i risultati si vedono”.

Non penserà che in questo scampolo di legislatura ci sia modo di arrivare alla cogestione delle imprese?
“No, ma è fondamentale avviare subito un processo virtuoso che punti quell’obiettivo. Bisogna che tutti si rassegnino a lavorare di più. Gli impianti debbono essere utilizzati sette giorni su sette, la produzione deve aumentare e i lavoratori debbono lavorare più di quanto già non facciano: l’alternativa è il taglio dei salari”.

Già tra i più bassi d’Europa.
“Vero, ma anche la produttività è tra le più basse”.

Le pare realistico che un simile patto venga siglato?
“Mi rendo conto delle difficoltà, ma siamo tutti sulla stessa barca e col mare in tempesta dobbiamo remare nella medesima direzione. Se la Cgil non lo capisce si assume una grossa responsabilità”.

Altre priorità?
“Almeno due. Prima di tutto bisogna ricostruire il rapporto tra banche e territorio. I cambiamenti degli ultimi anni hanno portato alla rimozione dei vecchi capi area, quelli che pur in presenza di bilanci zoppicanti sapevano se potevano fidarsi e di conseguenza erogavano il credito. Applicando freddi parametri uguali per tutti non si fa l’interesse di nessuno”.

Il governo ha margini per intervenire?
“Abbiamo ottenuto dai vertici dell’Abi la promessa che bloccheranno il turn over dei dirigenti e avvieranno un processo per ripristinare un collegamento reale col territorio”.

L’altra priorità?
“Colmare il buco nero degli enti locali. I bilanci sono a dir poco opachi, ci sono amministrazioni molto più dissestate della Grecia, ma a causa della maledetta riforma del Titolo V della Costituzione il governo non ha strumenti per intervenire”.

 

Da Quotidiano.net