Crisi, aumento delle tasse e riduzione dei mutui sono le componenti di una miscela esplosiva che ha fatto crollare il settore immobiliare: dal 2007 al 2012 il fatturato si è quasi dimezzato passando da 127,1 mld a 74,6 mld. Si tratta di una diminuzione di 52,5 mld, che corrisponde al -48,7%. I dati delle tabelle dell’osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle entrate mostrano che la stessa sorte è toccata al valore di scambio: dal 2007 al 2012 si è registrata una contrazione del 44,4%.
Analizzando più nel dettaglio l’andamento del mercato negli ultimi anni si scopre che la prima forte contrazione del giro d’affari si è registrata all’inizio della crisi: nel 2008 la perdita di fatturato era stata del 13,4% mentre nel 2009 c’era stato un altro -9,3%. Nel biennio successivo la situazione sembrava aver raggiunto un equilibrio, con il mercato sostanzialmente fermo; ma lo scorso anno, con la raffica di rincari fiscali che hanno colpito gli immobili, si è registrato un crollo del 26%.
Anche i dati relativi al valore di scambio mostrano un andamento analogo, con una forte riduzione fino al 2009, poi due anni di stallo e un altro crollo lo scorso anno. L’analisi territoriale evidenzia che la metà del fatturato, lo scorso anno, è stato realizzato al nord (37,3 mld); il dato, che all’apparenza potrebbe sembrare positivo per il settentrione, se messo a confronto che l’andamento del 2007 risulta in netto calo. La riduzione, rispetto alla fetta di mercato che 5 anni prima era pari al 66,7% del fatturato complessivo, è stata di 16,7 punti percentuali.
In particolare al nord ovest sono sono svolte transazioni per 24,2 mld, con un calo del 42,6% rispetto al 2007 quando ammontavano a 42,2 mld. Al nord est, invece, si è passati da 24,5 mld a 13,1 mld, con una riduzione del 46,5%, la più elevata in termini percentuali tra le diverse aree geografiche. Cali importanti riguardano anche il resto del paese: al centro il fatturato del 2007 era pari a 35,2 mld, mentre l’anno scorso è sceso a 21,2 mld (-39,8%), al sud si è passati da 16,8 mld a 11,1 mld (-33,9%) e nelle isole il fatturato è passato da 8,4 mld a 5 mld (-40,5%).
A testimoniare il pessimo andamento del mercato sono anche le agenzie immobiliari; sulla base dei dati contenuti nei sondaggi di Bankitalia sul mercato delle abitazioni nel paese, si evince che lo scorso anno si è registrata una nuova contrazione dei prezzi per il 74,4% delle strutture, una percentuale in aumento sia rispetto al 2001 (+22,3%), sia rispetto al 2010 (+36,4%). Di conseguenza cala il numero di strutture secondo cui i prezzi sono rimasti stabili, lo scorso anno erano il 33%, cioe’ il 13,7% in meno rispetto al 2011 e il 26,8% in meno rispetto al 2010.
Prezzi in aumento solo per lo 0,7%, in riduzione dell’1,1% sull’anno precedente e del 2,2% rispetto a due anni prima. Il calo dei prezzi è direttamente collegato all’incremento degli incarichi a vendere: più di un’agenzia su due ritiene che ci sia stato un aumento, mentre l’anno precedente le strutture che percepivano lo stesso input erano inferiori di circa 10 punti percentuali. Un incremento dovuto soprattutto alla difficoltà di vendere lo stock; dalle tabelle si evince, infatti, che il numero di nuovi incarichi ha subito solo un lieve incremento (si passa da una media del 35% al 36,6%). Nonostante i prezzi in calo si riduce la quota di agenzie che è riuscita a vendere delle case: passa dal 69% del 2011 al 61,6% dello scorso anno (-7,4%). Il dato rappresenta il peggiore degli ultimi 4 anni.
Articolo ripreso dal sito italiaoggi.it