Il Financial Policy Committee è uno dei tre diversi enti che andranno a sostituire la Financial Services Authority britannica. Sarà pienamente operativo a partire dal gennaio 2013: ma nel frattempo, a seguito delle riunioni preliminari, ha rilasciato una nota in cui si esprime sul modo in cui le banche britanniche dovrebbero reagire alla crisi della zona euro.
Gli istituti di credito, afferma, sono chiamati a “rafforzare i propri livelli di capitale e di liquidità in modo tale da essere in grado di assorbire qualsiasi shock futuro, senza limitare il flusso di credito all’economia”. E, per raggiungere questo scopo, il calo dei profitti (eventualità resa molto concreta dalla crisi) dovrebbe tradursi in una politica di moderazione nei dividendi e nei bonus per i dirigenti.
A seguito della sua prima riunione, tenuta a giugno, il FPC aveva invitato le banche britanniche a rafforzare il prima possibile le proprie riserve di capitale. Ieri ha ammesso che, vista l’attuale congiuntura economica, una scelta simile non sia facile da intraprendere. Ma in ogni caso – ha ribadito l’authority – bisognerà prima di tutto tutelare il flusso del credito. Anche a costo di lasciar scendere i propri ratio di capitalizzazione.
Si tratta di un problema molto sentito dall’altra parte della Manica, dove sebbene il volume di crediti concesso ai privati sia leggermente aumentato nell’ultimo trimestre, quello alle imprese rimane ancora debole. Il progetto Merlin – nato da mesi di negoziati fra i rappresentanti del governo e quelli dei principali colossi bancari – concordava la somma di 19 miliardi di sterline per le piccole e medie imprese.
Ma finora si è rimasti ben lontani da tale soglia. Il che complica ulteriormente la via d’uscita da una fase di depressione economica che prosegue dalla crisi del 2008.