Le prospettive per il 2012, relativamente al mercato dell’auto in Italia, non sono positive.
Se non interverranno iniziative di sostegno, le vendite subiranno quest’anno un ulteriore calo e, perdendo 100mila unità rispetto al 2011, si arriverà ad un consuntivo di circa 1,65 milioni di immatricolazioni.
Lo ha detto ieri a Milano, nel corso dell’Automotive Open organizzato da Quintegia, il presidente dell’Unrae Jacques Bousquet. «Il mercato potrà riprendere e garantire il lavoro all’intera filiera dell’auto che occupa 1.200.000 persone – ha detto il presidente dell’Associazione delle Case estere – solo se avremo l’opportunità di sfruttare l’innovazione tecnologica che viene messa a disposizione dalle Case e le soluzioni che assicurano sicurezza ed economia per l’utente e il massimo rispetto per l’ambiente, con iniziative strutturali volte ad accelerare il rinnovo del parco».
Nella sua relazione il presidente dell’Unrae ha sottolineato alcuni aspetti preoccupanti che hanno caratterizzato il mercato dell’auto nel 2011, come la discesa della quota delle vendite ai privati (passati dal 71,7% nel 2010 al 66,5% lo scorso anno) o, ancora, l’aumento delle autoimmatricolazioni, cioè le “chilometri zero”, salite dal 9,9% del 2010 all’11,5% dello scorso anno.
Significativo, nel confronto tra il 2010 e il 2011, anche il calo delle segmento A (-23,1%) e delle segmento B (-15,3%) a conferma delle difficoltà economiche che sta vivendo il Paese. Le opportunità offerte da iniziative capaci di accelerare il rinnovo del parco sono state quantificate nel riepilogo della situazione attuale: in Italia circolano ancora 2 milioni di auto Euro 0 a cui si sommano 2,9 milioni di Euro 1 e 7,0 milioni di Euro 2, cioè il 34,1% dell’intero parco nazionale.
Bousquet, analizzando l’impatto che hanno avuto le due manovre sugli automobilisti, ha anticipato le previsioni legate alle variazioni nelle accise, nell’Iva e nelle altre imposte.
Nel 2012 dalle voci previste nella manovra estiva arriveranno nelle casse dello Stato 2,4 miliardi di euro, cioè lo 0,15% del Pil e dalla “Salva Italia” altri 5,1 miliardi di euro, considerando anche l’impatto di dicembre e l’aumento dell’Iva previsto per il quarto trimestre.
Articolo ripreso da gazzettadelsud.it