Il primo bancomat per Bitcoins e’ arrivato in Italia

L’imprenditore 47enne Luca Dordolo, friulano doc, ha le idee chiare: ha fatto arrivare il primo “bancomat unidirezionale” per Bitcoins e lo istallerà in Italia.

Negli ultimi anni si parla sempre di più di “glocalizzazione”, ovvero la necessità di adeguare alle singole realtà locali istanze globali, come il Bitcoin. Egli ha deciso perciò, sulla scorta del detto “Think global, act local”, di portare in Italia il primo distributore automatico di bitcoin (con costruttori americani, designer tedeschi, produzione portoghese e diffusione mondiale), curando  la traduzione delle istruzioni a schermo del dispositivo in italiano e persino in friulano.

Il distributore-bancomat, che ha già una collocazione prenotata e tra qualche giorno verrà presentato ufficialmente, sarà verosimilmente installato in un locale del Friuli, ma non prima di aver seguito il suo proprietario in un “tour informativo” sui bitcoin. “La macchina mi seguirà per i primi tempi in una serie di incontri in giro per l’Italia per poter mostrare alle persone quanto sia semplice ottenere ed utilizzare i bitcoin e  portare  avanti così la causa delle crittovalute nel Belpaese” sostiene Luca Dordolo, che ha acquistato la macchina come privato cittadino ed intende metterla a disposizione anche di chi volesse scambiare la crittovaluta con denaro contante.

Ma di cosa si tratta nello specifico? Il bitcoin ATM di Lamassu è un dispositivo “unidirezionale”, ovvero è in grado di convertire denaro contante in bitcoin, ma non viceversa. Fisicamente si tratta di una cassa blindata di 52 kg, dalle dimensioni di 50x40x40 cm, disegnata per essere installata all’interno di locali e di facile installazione e manutenzione. La macchina non richiede alcun dato all’utente per essere utilizzata, essa mostra il tasso di cambio attuale che applica (che può essere scelto dal gestore sulla base dei tassi degli exchanger più popolari), attende l’input dell’utente (cifra da convertire), accetta il denaro contante ed eroga i bitcoin all’indirizzo dell’utente (comunicabile alla macchina grazie ad un QR-code, ovvero un particolare “codice a barre” quadrato spesso usato per comunicare informazioni attraverso le fotocamere degli smartphone).

L’intero procedimento è intuitivo e richiede non più di 15 secondi per essere completato e consente di convertire contanti in bitcoin in maniera semplice ed “anonima”. Data la natura particolare ed innovativa del servizio ed in assenza di una legislazione di riferimento, le singole transazioni saranno limitate a poco meno di 1000 euro (per adempiere alle normative italiane sull’utilizzo del denaro contante), e la macchina sarà “caricata” in modo da adempiere alla normativa  antiriciclaggio. “La macchina può comunque essere messa a disposizione, previo accordo, anche di chi volesse metterci i propri bitcoin per scambiarli con denaro contante. Per evitare problemi di natura legale o fiscale mi sono circondato di un team di professionisti che mi aiuta e mi segue costantemente nella realizzazione di questo progetto” chiarisce Dordolo.

Ma gli obiettivi dell’imprenditore friulano non si fermano qui: “Altre macchine come questa arriveranno  in Italia – spiega – sto raccogliendo diverse richieste in questi giorni, in base alle quali ne dovrebbero essere installate un po’ dovunque. Esse saranno poi con tutta probabilità seguite da una società ad hoc, che si occuperà della loro gestione e manutenzione”. Il progetto dell’imprenditore è quello di creare un vero e proprio “hub italiano” sul Bitcoin. “Ho già contatti con una quarantina di persone con cui collaboro  per sviluppare un discorso imprenditoriale sul tema del Bitcoin in Italia.

Le potenzialità di lavoro e le opportunità in questo senso sono infinite e noi intendiamo concentrarci principalmente in 3 settori: hardware (miners, ATM/vending machines, wallet fisici, etc.), software (programmi riguardanti bitcoin o lo sviluppo di attività collegate), e commerciale/finanziario (ad esempio consulenze ad imprese, operatori commerciali e cittadini privati). “Ho conosciuto il Bitcoin due anni fa – racconta l’imprenditore friulano – e dopo circa sei mesi di intenso studio, avendone compreso il funzionamento ed aver verificato che non era una truffa, ma una potentissima piattaforma su cui costruire innovazione attraverso un modello collaborativo rivoluzionario e libero dalle classiche limitazioni imposte da banche e governi, ho deciso di mettermici a lavorare a tempo pieno”.

Il nickname che usa su internet  è Gavrilo Princip, il secessionista serbo che col proprio attentato all’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria a Sarajevo nel 1914 costituì la causa scatenante della prima Guerra Mondiale. Riuscirà questo rivoluzionario friulano a diffondere l’uso del Bitcoin in Italia? La risposta è semplice, lo sta già facendo.

 

Articolo ripreso dal blog bitcoinita.it – autore: Leonardo Brentegani