Il mercato mondiale dell’arte non ha mai conosciuto cifre record come quelle registrate nel corso del 2011, sia in termini di volume che in termini di valore.
Volendo esprimersi in numeri possiamo parlare della cifra record di 11,76 miliardi di dollari di prodotto di vendita annuale, ovvero 2 miliardi di dollari in piú rispetto al 2010, crescita significativamente piú visibile in Cina, dove si sono registrate 774 vendite delle 1.675 realizzate nel mondo al di sopra del milione di dollari. Il giro d’affari totale ha visto un progresso del 49% su un anno, e rappresenta ormai il 41% del prodotto mondiale.
In termini di valore poi, il rendimento delle opere d’arte tra il 2005 ed il 2011, pari al 12,86%, fa la sua degna figura, soprattutto se si tiene conto della volatilità limitata di questa classe di attivi (15,8% nell’arco temporale preso in considerazione) in un periodo che vede dapprima una forte crescita economica e successivamente una profonda crisi.
Quello dell’arte é diventato, apparentemente, un elemento di diversificazione finanziaria alla moda e molto apprezzato tra clienti con importanti patrimoni. Per questo la maggior parte dei gestori, e tra essi banche private e family offices, prevedono che nel breve termine l’arte e gli attivi da collezione potranno essere inclusi nella loro offerta tradizionale alla clientela. In effetti, nella logica di una gestione sofisticata, i gestori possono collaborare con società specializzate nella consulenza su opere d’arte per acquistare queste ultime e strutturare gli investimenti, secondo i bisogni propri a ciascun cliente e al fine di evitare attriti a livello fiscale.
In Francia, per esempio, un opera d’arte non entra nella base di calcolo per l’imposta sulla fortuna. Negli USA, invece, le donazioni ai musei consentono delle esonerazioni d’imposta. In Lussemburgo, dove la maggior parte degli operatori finanziari vorrebbe poter offrire l’assortimento completo di servizi finanziari alla propria clientela, si sta lavorando per poter aggiungere alle competenze esistenti già sulla piazza nuove disposizioni finalizzate a favorire l’arrivo di nuovi attori.
In quest’ottica, il Ministero delle Finanze lussemburghese ha inaugurato un ulteriore incentivo fiscale, autorizzando la creazione di una zona di sospensione della tassa sul valore aggiunto (la TVA), per consentire la creazione di un porto franco in prossimità della zona aeroportuale. Le opere d’arte, ed ogni tipo di bene di valore (vini, gioielli, auto), vi possono essere depositate, restaurate o vendute senza che le parti coinvolte nella negoziazione siano assoggettate alla TVA.
Il Freeport lussemburghese sarà operativo a partire dall’autunno 2014. Un tempo che potrebbe sembrare lungo ma che in realtà puó essere utilizzato per la sensibilizzazione, la riflessione, l’implementazione. I rischi inerenti all’utilizzo dell’arte come bene di investimento (finanziarizzazione del mercato dell’arte), ovvero la valorizzazione, la liquidità, il track-record, contribuiscono ad allungare i tempi della sua integrazione nei circuiti finanziari classici. Del resto non é auspicabile precorrere i tempi, e ne é esempio uno dei progetti-pilota della strategia “art & finance” –SplitArt- che era destinato a divenire una piattaforma per la negoziazione delle opere, e che non é riuscita ad ottenere l’accordo della Commission de sourveillance du secteur financier (CSSF), nonostante l’iniziativa, volta a rendere gli attivi piú liquidi, fosse stata salutata favorevolmente da tutti gli operatori del mercato.
Appare chiaro che l’autorità di vigilanza ed il governo lussemburghese voglio assicurarsi che i rischi siano sotto controllo e possano essere agevolmente gestiti, per questo é necessario che siano predisposte ed organizzate delle infrastrutture degne di fiducia. Ad oggi, ad esempio, non esiste unanimità di consensi su alcun indice: Mei Moses, Artprice, Artnet cercano di imporre il proprio metodo, spesso basato su dei repeat sales (ovvero la media dei margini tra i prezzi di vendita di una stessa opera), che presenta indubbie lacune che necessitano di essere colmate da strumenti di valorizzazione alternativi.
Dal punto di vista regolamentare, la Direttiva europea Alternative Investment Fund Managers (AIFM), volta a regolamentare l’investimento alternativo in Europa, potrà certamente giovare al Lussemburgo una volta messa in opera. Il mercato chiede maggiore trasparenza ed una regolamentazione affidabile per i veicoli di investimento, soprattutto per il piú duttile ed efficace tra essi, i fondi d’arte, che rientrerebbero quindi tra gli strumenti disciplinati.
Tuttavia, anche se i veicoli lussemburghesi, soprattutto i Fondi di Investimento Specializzati (SIF), sembrano adatti per essere utilizzati come strumento di art lending, il legislatore potrebbe ulteriormente facilitare questa pratica aumentando la protezione del creditore, arrivando ad esempio a considerare una pittura o una scultura come uno strumento finanziario, quindi a pieno titolo regolati dalla legge del 2005 sui contratti di garanzia finanziaria…..
Il governo lussemburghese ha sempre attivamente supportato ogni iniziativa volta a contribuire alla creazione di un Art & Finance cluster in Lussemburgo, e certamente non tarderà ad intervenire anche questa volta. Nell’attesa, banche private, depositarie, asset managers, family offices, società di servizio ai fondi e società di gestione possono prepararsi ad accogliere e gestire, con la dovuta professionalità, gli ingenti patrimoni artistici dei rispettivi clienti, continuando a valutare le sfide e le implicazioni insite nello sviluppo di questa nuova classe di attivi, da considerarsi assolutamente strategica ed in grado di offrire importanti opportunità di crescita. Ció vale soprattutto per i Fondi di Investimento Specializzati che, per la versatilità e la semplicità di gestione che li caratterizza, si prestano con maggior facilità ad essere utilizzati da singoli individui, famiglie o imprenditori, desiderose di vedere il proprio patrimonio artistico valorizzato e protetto.
L’immagine del Paese come destinazione turistica in grado di attrarre High Net Worth Individuals ne trarrà una volta di piú indubbio vantaggio, e la sua competitività ne uscirà rafforzata.
Fonte: blog Equisam su WordPress.com