Il Qatar compra quote delle migliori aziende europee

Con oltre 3,4 miliardi di euro spesi in meno di un anno nell’acquisto di società, industrie, beni di lusso e squadre di calcio, il Qatar è il primo investitore nei Paesi dell’Unione Europea. Fra le spese più recenti spicca la partecipazione alla costruzione del villaggio olimpico di Londra e un centro commerciale di lusso sugli Champs Elysées a Parigi.

Lo rivela una ricerca della Real Capital Analytics (Rca), agenzia internazionale specializzata in analisi economiche. Secondo la Rca, l’ammontare investito dalla Qatar Investment Authority (Qia) è solo una “briciola” della reale potenzialità economica del principale esportatore di gas naturale liquido al mondo.

La cifra spesa in 12 mesi equivale a un ricavo di sei settimane nel settore energetico. Nel 2011 le esportazioni di gas hanno portato nelle casse dell’emirato circa 30 miliardi di euro, in uno Stato con una popolazione residente di 250.000 persone, a cui si aggiungono circa 1,2 milioni di lavoratori migranti.

Dal 2007, il Qatar ha investito oltre 5,7 miliardi di euro nel settore immobiliare di varie città europee, soprattutto Londra e Parigi. Nella capitale britannica ha finanziato la costruzione dello Shard, il grattacielo più alto dell’Unione europea, inaugurato poche settimane prima dell’inizio dei Giochi olimpici. Nel Regno Unito il piccolo Stato è proprietario dei grandi magazzini Harrods e ha una quota del 27% in Songbird Estates, società che possiede la maggior parte degli edifici di Canary Wharf, quartiere finanziario di Londra.

A Parigi il Qia ha acquistato edifici per centinaia di milioni di euro, fra cui un mega albergo situato sugli Champs Elysées del valore di 500 milioni di euro. In Francia  lo sceicco Hamad bin Khalifa Al Thani, emiro del Qatar, è famoso per essere l’azionista di maggioranza del Paris St. Germain, la più premiata squadra di calcio francese. In Germania l’emirato ha acquistato quote consistenti del marchio di auto sportive Porsche.

In un’intervista rilasciata in aprile a “Bloomberg”, autorevole sito economico, Hussain Al Abdulla, funzionario della Qia, affermava che con «la crisi economica, la maggior parte del capitale investito nei decenni passati è diventato carta straccia». A tutt’oggi i capitali ricavati dalle esportazioni non hanno ancora una destinazione geografica precisa e non sono inseriti all’interno di un programma economico definito. «Noi – ha aggiunto – siamo solo molto opportunisti».

In pochi decenni, Qatar, Arabia Saudita e Bahrein hanno sfruttato il denaro ricavato dal settore energetico per diventare partner fondamentali dell’economia europea e di recente anche della politica estera soprattutto su questioni riguardanti il Medio Oriente. Ciò è accaduto in Libia, dove Doha e Ryadh hanno avuto un ruolo fondamentale nel finanziarie i ribelli e nel convincere gli Stati occidentali ad attaccare Gheddafi. E questo anche con informazioni pretestuose sulle rispettive emittenti satellitari al-Jazeera e al-Arabya.

Il medesimo scenario si sta verificando in Siria, dove i due Stati islamici finanziano e sostengono con armi, mezzi e denaro i ribelli sunniti che combattono contro il regime di Assad

 

Articolo ripreso da borsaforextradingfinanza.net