Il settore manufatturiero reagisce alla crisi mentre i servizi rimangono fermi

Le tessere del mosaico stanno componendosi una dopo l’altra e i nuovi tasselli forniti dalle attese sugli ordinativi del settore manifatturiero e del settore dei servizi mostrano una coerenza di fondo. I segnali di ripresa dell’economia seppure deboli continuano ma sembrano riguardare solo il settore manifatturiero, mentre permane la grave difficoltà del comparto dei servizi.

L’Indice destagionalizzato PMI™  Markit/ADACI per il settore Manifatturiero italiano, indice composito ideato per fornire in un’unica cifra l’immagine delle condizioni operative dell’economia manifatturiera, ha raggiunto a novembre 2013 il valore più alto in due anni e mezzo.

A novembre continua a migliorare lo stato di salute del settore manifatturiero italiano. Anche se leggermente, le forti crescite della produzione e dei nuovi ordini hanno provocato il primo aumento dei livelli occupazionali in due anni e mezzo.

A seguito del prolungato periodo di declino, anche il livello del lavoro inevaso è aumentato; allo stesso tempo continuano ad aumentare le pressioni sui costi. Infatti si è registrato l’inflazione dei prezzi di acquisto maggiore in 11 mesi, mentre la concorrenza ha causato un leggero abbassamento dei prezzi di vendita.

La locomotiva industriale è alimentata dalla domanda estera e il divario tra domanda estera e domanda interna è stato mostrato anche da ISTAT nella recente indagine sulla competitività delle imprese in un grafico della presentazione di Monducci che esprime visivamente come dal 2011 in poi si sia formato un gap progressivamente in espansione tra domanda estera e domanda interna.

Le imprese manifatturiere possono cominciare a vedere meno nero anche se la ripresa sarà molto lenta nel 2014. Il problema della recessione permane nel settore dei servizi i cui indici continuano a picchiare verso il basso.

Anche l’ultima rilevazione dell’indice PMI dei servizi è negativa: a novembre le attività nel settore terziario tornano a diminuire dopo due mesi di crescita. A far diminuire la ripresa sono stati il calo della domanda associato con il calo dei nuovi ordini. Le aziende prevedono una minore attività per i prossimi dodici mesi, ed hanno di conseguenza aumentato i tagli occupazionali. Intanto, le tariffe incrementano ai tassi più rapidi in quattro mesi, ma diminuiscono fortemente le tariffe applicate.

A 47.2, in discesa da 50.5 di ottobre, l’Indice Markit/ADACI delle Attività Terziarie – basato su un’unica domanda posta ai partecipanti sui cambiamenti effettivi delle attività presso le loro aziende rispetto al mese precedente – ha riportato un forte calo delle attività del terziario dopo una marginale espansione registrata nel mese precedente. Inoltre, il tasso di declino segnalato dall’indice PMI è stato il più rapido da giugno.
A causa del minore carico di lavoro e quindi alla diminuita pressione sul personale, risultano in aumento a novembre i tagli dei livelli del personale, conseguentemente i posti di lavoro nel settore sono sceso ai ritmi maggiori da agosto. L’indagine di novembre ha anche segnalato una diminuzione dell’ottimismo delle aziende nel terziario circa le attività nei prossimi dodici mesi, fino a raggiungere i livelli minimi da giugno. Detto ciò, un bilancio netto di aziende risulta ancora ottimista circa le attività future, e queste aziende menzionano una speranza circa una ripresa della domanda interna.

Il settore servizi non è solo commercio, ma la micro dimensione e il commercio sono una grande componente di questo settore e allora ripensando a un’infografica pubblicata recentemente (che ripropongo) per illustrare la differente esposizione del settore manifatturiero all’export rispetto al settore del commercio tante cosa si possono spiegare.

Aveva dunque ragione il presidente di Confindustria Squinzi quando invocava per il governo come priorità l’appoggio all’industria manifatturiera, perché la ripresa economica e dell’occupazione parte da là.

Certamente questa brutta situazione nel settore terziario va valutata attentamente e affrontata. La domanda interna rimane debolissima, le politiche fiscali titubanti e poco lungimiranti del governo Letta stanno contribuendo a peggiorare la situazione. Il numero di imprese del terziario espulse dal mercato sta salendo vertiginosamente e sta distruggendo alcune micro filiere di fornitura. La ripresa della domanda interna rimane un rebus senza soluzioni per ora.

 

Articolo di F. Bolognini – ripreso da Linkerblog.biz