Il signor Dijsselbloem presidente dell’Eurogruppo vuole il trenta per cento dei conti correnti italiani

La settimana scorsa, dopo la serrata delle banche a Cipro, lo spauracchio fu agitato dal capo economista di Commerzbank, la seconda banca tedesca, che proponeva una tassa del 15% sui conti correnti italiani per risolvere il problema del nostro debito pubblico.
Oggi, lunedì 25 marzo, dopo l’accordo-stangata trovato nella notte per il salvataggio dell’isola – stangata del 30% sui conti correnti superiori i 100mila euro -, a rilanciare una simile ricetta è il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ex ministro delle Finanze del governo olandese. Il signor Dijesselbloem non parla esplicitamente dell’Italia, ma lascia intendere che una “soluzione-Cipro” sarebbe prospettabile e gradita (alle autorità continentali) anche nel Belpaese. Le sue parole fanno rumore, tanto che qualche ora dopo arriva la smentita del suo portavoce. La sostanza della questione, però, non cambia: l’aria che tira in Europa è questa.
Il modello cipriota
Secondo le agenzie internazionali il presidente dell’Eurogruppo aveva spiegato che la ristrutturazione delle banche dell’isola “rappresenta un modello per risolvere i problemi delle banche di altri paesi europei. Quello che abbiamo fatto la scorsa notte – ha rimarcato – è buttare indietro il rischio. Se ci sono rischi in una banca la nostra prima questione è: ok, cosa farete voi della banca per risolvere questo? Cosa potete fare per ricapitalizzarvi da soli? Se la banca non può farlo, allora parleremo con gli azionisti e gli obbligazionisti e chiederemo loro di contribuire a ricapitalizzare la banca e, se necessario, ci rivolgeremo ai titolari di depositi non assicurati”.
E intanto a Piazza Affari…
Tra i paesi deboli della zona euro, ovviamente, oltre a Spagna e Portogallo c’è anche l’Italia, gravata dal problema di un debito pubblico stellare. Poco dopo le dichiarazioni del presidente dell’Eurogruppo, come se il piano fosse già scritto, hanno cominciato a diffondersi le voci sull’imminente declassamento del rating sul debito pubblico italiano da parte di Moody’s. Il colosso si è trincerato dietro a un “no-comment”, a Piazza Affari intanto i principali titoli bancari sono stati sospesi per eccesso di ribasso. Quella che era una seduta positiva per gli effetti della chiusura dell’accordo su Cipro si è trasformata in un bagno di sangue. E, ora, anche i nostri conti correnti rischiano (un prelievo forzoso del 30%).
Articolo ripreso da liberoquotidiano.it