La banca centrale danese la scorsa settimana ha optato per un intervento d’emergenza, offrendo alle banche locali una linea di credito del valore di 72 miliardi di dollari. Ma ciò non costituisce una via d’uscita definitiva alla crisi che sta interessando il settore bancario del Paese nordico.
Un avvertimento in tal senso era già arrivato da Henrik Bjerre-Nielsen, direttore della Financial Stability Company, che si occupa di liquidare gli istituti in stato d’insolvenza. Oggi gli fa eco Kristian Vie Madsen, vice direttore generale della Financial Supervisory Authority. In un’intervista, riportata dall’agenzia Bloomberg, avverte le banche: che devono considerare l’intervento pubblico come «una buona possibilità, ma non devono smettere di lavorare per l’insediamento di una struttura di finanziamento più stabile».
La linea di liquidità offerta dalla banca centrale, infatti, è volta soprattutto a scongiurare il rischio di credit crunch (che, in parte, si sta già concretizzando). E a sostenere gli istituti che non hanno la possibilità di accedere alle fonti di finanziamento internazionali: vale a dire la stragrande maggioranza delle banche danesi, che sono perlopiù di piccole dimensioni (basti pensare che se ne contano 130 per 5,6 milioni di abitanti). Ma all’aiuto pubblico, ribadiscono i regolatori, dovrà seguire un ripensamento dell’intero sistema. Che probabilmente passerà attraverso una serie di fusioni fra gli istituti più piccoli, volti a creare gruppi maggiormente solidi.
Articolo ripreso da valori.it