Il trattato salva euro non ha convinto i mercati cosa fare per stabilizzare la situazione

L’accordo salva-euro che con un nuovo Trattato crea un’unione di bilancio, non convince i mercati, le agenzie di rating e nemmeno gli Usa: la Ue resta sotto la lente di Moody’s, Obama è “deluso”, le borse sono tutte negative.

Ma il commissario Ue agli affari economici Olli Rehn difende il nuovo patto e bacchetta Londra: “Dispiace che non ci sia, il suo veto non salverà nemmeno la City”. E il premier David Cameron difende la sua scelta in Parlamento: “Tra un trattato senza giuste salvaguardie o niente trattato, sono stato costretto a scegliere la seconda opzione”.

L’accordo raggiunto dai leader fallisce il test con mercati e agenzie di rating: “L’assenza di misure per stabilizzare i mercati nel breve termine significa, per la zona euro e l’Ue più in generale, restare soggetti a nuovi shock e che la coesione della zona euro rimane sotto una minaccia costante”, scrive Moody’s, mentre Standard & Poor’s parla della “necessità di un altro shock” prima che i governi si rendano conto della gravità della situazione e mettano a punto un piano più forte.

Ma l’Europa non si lascia spaventare dal rating: l’eventuale perdita della tripla A della Francia sarebbe “una difficoltà in più, ma non una cosa insormontabile”, dice il presidente Nicolas Sarkozy che prepara i francesi ad un’ipotesi sempre più probabile oggi che anche l’Ocse ha ribadito le prospettive di “deciso” rallentamento economico nell’Eurozona e in Gran Bretagna. Prosegue intanto lo scontro Londra-Bruxelles: Cameron ai comuni spiega di essere andato a Bruxelles cercando un accordo con richieste “modeste, ragionevoli e rilevanti”, ma di non aver poi avuto altra scelta se non di far valere il suo veto.

Una mossa che Bruxelles non capisce, e non gli perdona: “Se la Gran Bretagna voleva evitare che la City e i suoi servizi finanziari non venissero regolati, questo non succederà perché abbiamo imparato la lezione dalla crisi e la applicheremo anche al settore finanziario”, ha detto Rehn, pur dicendosi “profondamente dispiaciuto” di un accordo solo a 26. Il ‘no’ della Gran Bretagna non la metterà nemmeno al riparo dalla stretta sulla sorveglianza con l’entrata in vigore del ‘six pack’, la nuova architettura anti-crisi che prevede sanzioni più dure per chi sfora i vincoli di bilancio.

Ma per il direttore generale di Bankitalia, Fabrizio Saccomanni, “ci sono ampi spazi” perché Londra cambi idea, e forse anche perché i mercati reagiscano meglio di quanto hanno fatto ieri alle “ampie misure sulla liquidità” decise da Bce e governi. Dalla Bri, intanto, rassicurano: se servisse “l’Italia dovrebbe essere in grado di sostenere tassi alti per alcuni anni”.

 

Testo articolo ripreso da americaoggi.info